Ogni volta che vado al Mausoleo delle Fosse Ardeatine entro come fossi uno studente con ancora a mente le parole del professore di architettura e ogni volta che lo vedo rimane per me un monumento insuperabile, nato quasi nell’immediato, il bando del concorso è del settembre 1944 quindi a guerra in corso, vinto ex-aequo da due gruppi di architetti (quello di Mario Fiorentino e quello di Giuseppe Perugini) con l’apporto di due scultori uno per i bronzi delle cancellate (Mirko Basaldella) l’altro per il gruppo scultoreo in travertino (Francesco Coccia). E’ vietato fotografare i sacelli del Sacrario quindi ho provveduto a cancellare i nomi eventualmente visibili. Il luogo vale sempre una visita.
Mi è ricapitato fra le mani “La camera chiara” di Barthes, sottotitolo “nota sulla fotografia” che poi è una elaborazione del lutto della madre partendo da una foto che peraltro non è inserita nel libro e mi è tornata alla mente una foto della mia, di madre, e una volta digitalizzata mi accorgo che era incinta (di mio fratello che sarebbe nato qualche mese più in là, l’anno dopo - io non ero ancora in progetto): quindi è il 1953 e aveva 23 anni. La fotografia analogica è un oggetto, si conserva e invecchia, aveva ragione lui, Roland.
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