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il braghettone

Un post 'censurato' ad un amico su Fb mi ha portato a ricordare chissà perché Daniele Ricciarelli detto Daniele da Volterra detto - infine - il Braghettone pittore di grande talento e anche scultore, pure collaboratore di Michelangelo Buonarroti, perfino un noto critico d’arte annota che "ha dedicato la vita a Michelangelo e a intenderne la spiritualità come mistico dialogo con Dio attraverso le forme” ma l’ironia della sorte - è il caso di dire - lo ha portato ad essere quello che ha messo le ‘braghe’ ai corpi ignudi del 'Giudizio Universale' della Cappella Sistina. Daniele da Volterra - Busto di Michelangelo Buonarroti, 1560 (circa)

la versione migliore

“Il secondo pittore che ha rappresentato una Crocefissione ha rubato l’idea al primo? Fino a Duchamp, gli artisti non erano ossessionati dalle idee. Tutto stava nel fare la versione migliore.” dice un notissimo critico d’arte nonché - come da qualche tempo ormai si usa - ‘curatore’ italiano. Michelangelo Buonarroti interessante esempio di variazioni sul tema sia “per via di levare“ che è la sua tecnica di far uscire fuori dalla materia le figure e sia per le sue travagliate riflessioni di credente, in fondo erano tempi di crisi per la Chiesa e della protesta di Lutero. Le varie ‘Pietà’ sono in tre città diverse Roma, Firenze e Milano e delle versioni chissà qual è la migliore dalla ‘Vaticana’ fine ‘400 che oltre la sconcertante levigatezza del marmo scandalizzò all’epoca la giovanissima età della della madre, una teen ager che si ritrova addosso il corpo morto del figlio adulto a quella ’intermedia’ detta ‘Bandini’ metà ‘500 interrotta quindi incompiuta per la pessima qualità del marm

la carta da spolvero

Dello stesso autore di ‘Brama di vivere’/‘Lust for life’ biografia di Vincent van Gogh anche questa con versione cinematografica, ho visto recentemente un film del 1965 con budget importante forse non particolarmente riuscito, ‘Il tormento e l’estasi’/‘The agony and the ecstasy’, romanzo di successo negli Stati Uniti, su Michelangelo Buonarroti cui il papa Giulio II commissiona di dipingere la Cappella Sistina, allora un brutto edificio da rimodernare e quindi rilanciare per mancanza di fondi piuttosto che abbattere e ricostruire come consigliava l’architetto Bramante, che descrive la fatica anche per uno come lui obbligato oltretutto alla pittura piuttosto che alle più congeniali scultura e architettura. Tutto questo per arrivare ai tempi del liceo artistico, a Giulio Turcato insegnante di “figura disegnata” cui chiesi perché usavamo questa carta di colore giallino con una certa grammatura e sul lato impiegato per i disegni a matita perfino un po’ ruvida, che acquistavamo in fogli tag