“Il secondo pittore che ha rappresentato una Crocefissione ha rubato l’idea al primo? Fino a Duchamp, gli artisti non erano ossessionati dalle idee. Tutto stava nel fare la versione migliore.” dice un notissimo critico d’arte nonché - come da qualche tempo ormai si usa - ‘curatore’ italiano. Michelangelo Buonarroti interessante esempio di variazioni sul tema sia “per via di levare“ che è la sua tecnica di far uscire fuori dalla materia le figure e sia per le sue travagliate riflessioni di credente, in fondo erano tempi di crisi per la Chiesa e della protesta di Lutero. Le varie ‘Pietà’ sono in tre città diverse Roma, Firenze e Milano e delle versioni chissà qual è la migliore dalla ‘Vaticana’ fine ‘400 che oltre la sconcertante levigatezza del marmo scandalizzò all’epoca la giovanissima età della della madre, una teen ager che si ritrova addosso il corpo morto del figlio adulto a quella ’intermedia’ detta ‘Bandini’ metà ‘500 interrotta quindi incompiuta per la pessima qualità del marmo - una vera ‘sòla’ confermata da recenti analisi - che scatenò la rabbia della scultore, raccontano, fino a martellare furiosamente le gambe del Cristo fermato solamente dall’intervento dei suoi collaboratori e che invece è un gruppo scultoreo quindi a più personaggi (uno dei quali un presunto autoritratto) e infine quella ‘Rondanini’ sempre metà ‘500 ripresa e lavorata fino alla morte nel 1564 (che poi è l’anno di nascita di William Shakespeare) che invece nella sua voluta incompiutezza presenta quasi a farsi perdonare delle offese alla precedente, le gambe del Cristo levigatissime, dove il corpo della madre si trasforma in quello del figlio.
Michelangelo Buonarroti - Pietà 'Rondanini' (particolare), 1555-1564 |
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