Chi segue le vicende calcistiche è ormai abituato al termine ‘predestinato’ riferito al giovane calciatore di talento ormai prossimo alla 'consacrazione' definitiva un po’ quello che doveva accadere a Francesco Mazzola - cognome che ricorda appunto il football, padre o figlio, il Grande Torino o l’Inter di Herrera - detto Parmigianino per provenienza e per fisico minuto, gentile nei modi e bello di aspetto. Influenzato per vicinanza geografica, tanto da rendere perfino difficile l’attribuzione di opere, da Antonio Allegri detto Correggio, di una generazione precedente, intriso della triade del Rinascimento ovvero - per farla breve - la grazia di Raffaello il volume di Michelangelo lo sfumato di Leonardo. Durante l’allestimento de ‘La tragedia spagnola’ di Thomas Kyd regia di Cristina Pezzoli avevamo libero accesso alla Rocca di Fontanellato che contiene gli affreschi delle 'Storie di Atteone e Diana' e ho davvero ‘toccato con mano’ le figure ‘raffaellite’ allungate come vuole la Maniera, per intenderci oggi diremmo ’alla Modigliani’, affreschi eseguiti prima di andare a Roma - appunto - da ‘predestinato’ successore di Raffaello. La storia vuole che si imbatte nel ‘sacco di Roma’ e dopo breve soggiorno torna alle sue zone. Insomma Parmigianino che in un noto dipinto di artista da giovane si ritrae riflesso entro uno specchio convesso rivelando al mondo la sua passione per l’alchimia conclude la sua breve vita a soli 37 anni fuggendo la pittura e abbracciando l’ossessione per l’esoterismo, un commentatore del suo tempo dice che cercava col mercurio il più prezioso dei metalli ma la sua arte valeva molto, molto più dell’oro.
Mi è ricapitato fra le mani “La camera chiara” di Barthes, sottotitolo “nota sulla fotografia” che poi è una elaborazione del lutto della madre partendo da una foto che peraltro non è inserita nel libro e mi è tornata alla mente una foto della mia, di madre, e una volta digitalizzata mi accorgo che era incinta (di mio fratello che sarebbe nato qualche mese più in là, l’anno dopo - io non ero ancora in progetto): quindi è il 1953 e aveva 23 anni. La fotografia analogica è un oggetto, si conserva e invecchia, aveva ragione lui, Roland.
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