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la velocità (II)

Vincent Van Gogh va velocissimo e in Provenza, ad Arles, proveniente prima dalla campagna olandese e poi da Parigi, nel settembre del 1888, all’improvviso, ha un’illuminazione: il colore puro. Scrive a Theo, il fratello: «per arrivare a questo giallo stridente che ho raggiunto quest’estate ho avuto bisogno di un po’ d’esaltazione». E’ anche il periodo della impossibile convivenza con Paul Gauguin e del tentativo di aggressione che si trasforma in autolesionismo. «Ora riuscirò a fondere quegli ori e quei toni di fiori, il primo venuto non riesce a farlo, ci vuole tutta l’energia di un individuo». Segue l’alternanza di depressioni e fasi euforiche, in due mesi 80 opere, una al giorno. Il resto della storia è noto, non c’è il lieto fine. E non andrà meglio neppure a Gauguin.

Paul Gauguin - The Painter of Sunflowers (Portrait of Vincent van Gogh), 1888

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la camera chiara

Mi è ricapitato fra le mani “La camera chiara” di Barthes, sottotitolo “nota sulla fotografia” che poi è una elaborazione del lutto della madre partendo da una foto che peraltro non è inserita nel libro e mi è tornata alla mente una foto della mia, di madre, e una volta digitalizzata mi accorgo che era incinta (di mio fratello che sarebbe nato qualche mese più in là, l’anno dopo - io non ero ancora in progetto): quindi è il 1953 e aveva 23 anni. La fotografia analogica è un oggetto, si conserva e invecchia, aveva ragione lui, Roland.

acqua, 3000m

"Io perdo le tue  mani e non so più parlarmi E non so più capirmi Sono acqua e son fuori dall'acqua" *acqua, 3000m è un omaggio a Claudio Rocchi* (2024)

béton brut (II)

Sono nato praticamente tra piazza Bologna e viale XXI aprile - che poi è la zona dove abito ora - ma sono cresciuto in un quartiere che è difficile da definire oggi compreso com'è tra Portonaccio e Pietralata, zona est di Roma sulla via Tiburtina e ho frequentato le scuole elementari in quelle vie dette INA Casa, dal nome dei costruttori. Insomma lì, proprio difronte al mitico “Tiburtino IV” progettato nel 1949 dagli architetti Ludovico Quaroni e Mario Ridolfi è stata costruita una chiesa in puro stile ‘brutalista’ nella seconda metà degli anni ’60 da un altro maestro dell’arrchitettura italiana, scomparso in questi giorni, Saverio Busiri Vici: una specie di astronave in cemento armato atterrata su via dei Crispolti e conosciuta da molti di noi come sala prove per il teatro sottostante. Saverio Busiri Vici - interno della Chiesa della Visitazione, 1965/1971