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Visualizzazione dei post da maggio, 2022

due angeli

Succede a tutti almeno una volta nella vita di non essere accettati e infatti la terza grande tela, quella centrale, in san Luigi dei Francesi viene ripetuta una seconda volta quella presente oggi, formato rettangolare, dove l’angelo in alto suggerisce con le dita delle due mani i nomi della complicata genealogia di Gesù ovvero l’inizio del Vangelo di Matteo che nelle altre due enormi tele viene prima scelto dentro una bettola e nell’altra martirizzato. Nella prima versione, formato quadrato, il santo è seduto gambe accavallate e piedi addosso allo spettatore mentre il motivo del rifiuto è che il bellissimo angelo, sembra più una ragazza adolescente che con i suoi, di piedi, non tocca terra, guida alla scrittura un uomo che pare essere un analfabeta. La tela è acquistata da un privato scompare per secoli e riappare a Berlino dove verrà distrutta sotto i pesanti bombardamenti nel 1945 quindi ci resta solo una foto in bianco e nero. Caravaggio - San Matteo e l'angelo, 1602

il cielo

Il cielo notturno è una cupola scura come uno scolapasta però al contrario, dove i fori sono le stelle e la loro luce. Ma chi lo guarda più, oggi, il cielo se non fosse per quello di Giotto (Cappella degli Scrovegni, ormai patrimonio dell’umanità) un blu profondo con l’oro luminoso degli astri a otto punte cioè lo stesso numero, coricato, dell’infinito, e che immediatamente mi porta a quell’omino di Anselm Kiefer, anche lui coricato, sopraffatto dal nero e dai puntini bianchi: immagine primitiva è dire poco, come un   graffito in una grotta del neolitico.

detto il

«detto il» mi ha sempre incuriosito sulle pagine di storia dell’arte soprattutto nel periodo Rinascimento/Barocco, Maniera compresa. A parte quelli decisamente generici dettati dalla provenienza (Caravaggio/Michelangelo Merisi, Veronese/Paolo Caliari, Perugino/Pietro Vannucci), le mie preferenze sono sempre andate ad esempio verso l’aspetto fisico, chissà oggi sarebbe bullismo, come per il minuto Parmigianino/Francesco Mazzola o per il pittore piccolo Pinturicchio/Bernardino Betti al contrario della prestanza di Giorgione/Giorgio Zorzi; per il “rosso” dei capelli e delle pelurie ci sono il Fiorentino/Giovan Battista di Jacopo e il Bronzino/Agnolo di Cosimo di Mariano, invece l’olandese Pieter van Laer a Roma lo chiamano il Bamboccio per la forma rotonda del viso, artista post-caravaggesco che faceva “pittura di genere” o secondo altri umoristiche “scene di vita quotidiana” dette appunto “bambocciate” e “bamboccianti” i suoi seguaci; altri dal mestiere dei genitori: neanche a dirlo per

la primavera

Ormai non c’è azienda che non si faccia carico di qualcosa per tutti noi e qui in ballo c'è nientemeno che la sostenibilità: una di queste che gestisce energia   propone riferimenti visivi ad un noto dipinto conservato agli Uffizi ad opera di altrettanto noto pittore del Rinascimento italiano. Ambientato nel giardino delle Esperidi è un racconto, tra le tante cose, di amore carnale e spirituale: a destra Zefiro in volo con uno skateboard e la ninfa Clori in stato interessante che si trasformerà in Flora; al centro Venere nell’atto di accendere un interruttore e con una simbolica bottiglia riutilizzabile/termica, sopra di lei fra gli alberi Cupido; infine il gruppo delle tre Grazie e a sinistra un assente Mercurio. L’intruso in bicicletta riporta tutto alle piste ciclabili: poteva andare peggio.

via stevenson

E’ sempre un piacere vedere gli studenti di Architettura fare sopralluoghi e documentazione fotografica tra gli edifici, dove peraltro abito, progettati dall’architetto Mario De Renzi e realizzati tra 1931 e il 1937, conosciuti come “Palazzi Federici” e come location del film di Ettore Scola “Una giornata particolare” del 1977. Peccato per il cortile interno utilizzato come parcheggio selvaggio.