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la primavera

Ormai non c’è azienda che non si faccia carico di qualcosa per tutti noi e qui in ballo c'è nientemeno che la sostenibilità: una di queste che gestisce energia  propone riferimenti visivi ad un noto dipinto conservato agli Uffizi ad opera di altrettanto noto pittore del Rinascimento italiano. Ambientato nel giardino delle Esperidi è un racconto, tra le tante cose, di amore carnale e spirituale: a destra Zefiro in volo con uno skateboard e la ninfa Clori in stato interessante che si trasformerà in Flora; al centro Venere nell’atto di accendere un interruttore e con una simbolica bottiglia riutilizzabile/termica, sopra di lei fra gli alberi Cupido; infine il gruppo delle tre Grazie e a sinistra un assente Mercurio. L’intruso in bicicletta riporta tutto alle piste ciclabili: poteva andare peggio.

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la camera chiara

Mi è ricapitato fra le mani “La camera chiara” di Barthes, sottotitolo “nota sulla fotografia” che poi è una elaborazione del lutto della madre partendo da una foto che peraltro non è inserita nel libro e mi è tornata alla mente una foto della mia, di madre, e una volta digitalizzata mi accorgo che era incinta (di mio fratello che sarebbe nato qualche mese più in là, l’anno dopo - io non ero ancora in progetto): quindi è il 1953 e aveva 23 anni. La fotografia analogica è un oggetto, si conserva e invecchia, aveva ragione lui, Roland.

acqua, 3000m

"Io perdo le tue  mani e non so più parlarmi E non so più capirmi Sono acqua e son fuori dall'acqua" *acqua, 3000m è un omaggio a Claudio Rocchi* (2024)

apprendisti pittori

Nelle grandi botteghe come quelle di Andrea del Sarto, maestro di Pontormo, Rosso Fiorentino, Giorgio Vasari e moltissimi altri, lavoravano decine di apprendisti, assistenti e collaboratori dagli otto/dieci anni in su a seconda delle regole delle varie associazioni di pittori e non solo in Italia. Poichè le bambine restavano in casa le poche che riuscivano a dipingere e frequentare botteghe erano figlie di artisti come Artemisia Gentileschi o prima ancora Lavinia Fontana, anche quest’ultima bravissima. Pieter Paul Rubens è arrivato ad avere una trentina e più di lavoranti quando il massimo stabilito ad Anversa era di quattordici persone: uno dei suoi più noti allievi è stato Antoon van Dyck (quello del colore viola ovvero un marrone carico di rosso e una punta di blu) che è arrivato a realizzare opere quasi interamente eppure firmate Rubens. A Wittenberg, Lucas Cranach dirigeva una vera e propria fabbrica con decine e decine di lavori in asciugatura e altre decine in divenire. A Roma i...