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Visualizzazione dei post da agosto, 2022

selfie (II)

Non so se conoscete Cindy Sherman un’artista che si è auto-fotografata da decenni ma non auto-ritratta, per intendersi, come un attore che su un palco recita Shakespeare è il personaggio e non lui stesso, Sarah Thornton di lei dice che è un’antesignana rispetto “all’attuale cultura dei social media, che promuovono l’ossessione della continua auto-rappresentazione” cosa che, aggiungo, ritrovo - almeno nei miei contatti sulle varie piattaforme - appartenere più ostinatamente a fasce di età avanzate rispetto a quelle più giovani. “Quando ti guardo, vedo quello che tu vuoi che io veda” cantano gli Arcade Fire una nota band canadese in ‘Age of Anxiety’ brano di apertura del loro ultimo album che infatti riporta in copertina un occhio, immagine virata dall’arancio al blu direi un ‘orange and teal’ che fa sempre un bell’effetto. Cindy Sherman - Untitled #603, 2019  

la versione migliore

“Il secondo pittore che ha rappresentato una Crocefissione ha rubato l’idea al primo? Fino a Duchamp, gli artisti non erano ossessionati dalle idee. Tutto stava nel fare la versione migliore.” dice un notissimo critico d’arte nonché - come da qualche tempo ormai si usa - ‘curatore’ italiano. Michelangelo Buonarroti interessante esempio di variazioni sul tema sia “per via di levare“ che è la sua tecnica di far uscire fuori dalla materia le figure e sia per le sue travagliate riflessioni di credente, in fondo erano tempi di crisi per la Chiesa e della protesta di Lutero. Le varie ‘Pietà’ sono in tre città diverse Roma, Firenze e Milano e delle versioni chissà qual è la migliore dalla ‘Vaticana’ fine ‘400 che oltre la sconcertante levigatezza del marmo scandalizzò all’epoca la giovanissima età della della madre, una teen ager che si ritrova addosso il corpo morto del figlio adulto a quella ’intermedia’ detta ‘Bandini’ metà ‘500 interrotta quindi incompiuta per la pessima qualità del marm

artist only

“I sacrifici per fare l’artista sono enormi e le ricompense sono spesso piccole e fugaci,” dice un’artista visiva americana “E allora mi chiedo: perché lo facciamo?” . E così in alcune tavole disegnate a mano sul modello di applicazioni come ’Powerpoint’ o ‘Keynote’ per chi usa MacOS e iOS come me, con percentuali e statistiche tratte da interviste e questionari, la risposta che mostra è quella di far parte di una comunità, parlare d’arte, guardare arte, stare in giro con altri artisti. La competizione nasce dopo - dice - quando qualcuno che si conosce, anche lontanamente, fa un passo avanti nel senso di ‘carriera’ e tu fai ‘grrrr’ . Pensavo a questo ieri, dopo la prova di uno spettacolo con una compagnia composta interamente da attori giovani molti dei quali devono terminare il ciclo di studi che hanno intrapreso e ho chiesto a Marco Angelilli, che per la qualità del suo lavoro ha un rapporto più stretto con loro, se hanno oltre alla preparazione che vedo anche quella ‘cattiveria’ -