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la velocità (I)

La velocità è quasi sempre un pregio e quella di esecuzione è stata una importante virtù per gran parte degli artisti dal Rinascimento al Barocco Maniera compresa, dopotutto hanno dovuto creare una ’tradizione’ che non esisteva perché si conoscevano solo i nomi degli architetti e degli scultori - e non i pittori - dell’Arte Classica greca e romana, tant’è che già da molto prima ancora - Giotto compreso - si intendevano soprattutto di architettura altri anche di scultura. Caravaggio ad esempio raramente faceva il disegno preliminare andava ‘di getto’ sulla tela che aveva una preparazione addirittura in ‘una fase’ ovvero un’imprimitura colorata di scuro che favoriva le trasparenze e i colori brillanti come il rosso, lavorava sulla sovrapposizione delle figure eseguite una sull’altra prima con una 'terra d’ombra' quindi l’abbozzo a 'tinta piatta' infine la 'stesura finale' e poi, ovviamente, c’era la luce del giorno perlopiù aiutata da quella artificiale tipo torce. Insomma le paghe non erano alte, tutt’altro, si contrattava sull’uso dei colori - alcuni, per non dire l’oro, come l’azzurro del velo della Madonna tratto da lapislazzuli era particolarmente costoso - e nelle corti il pittore, se non era una ‘star’, alloggiava con gli altri servitori quelli dalle mansioni più umili.

Caravaggio - Restauro de ‘Il seppellimento di Santa Lucia’, 1608

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Mi è ricapitato fra le mani “La camera chiara” di Barthes, sottotitolo “nota sulla fotografia” che poi è una elaborazione del lutto della madre partendo da una foto che peraltro non è inserita nel libro e mi è tornata alla mente una foto della mia, di madre, e una volta digitalizzata mi accorgo che era incinta (di mio fratello che sarebbe nato qualche mese più in là, l’anno dopo - io non ero ancora in progetto): quindi è il 1953 e aveva 23 anni. La fotografia analogica è un oggetto, si conserva e invecchia, aveva ragione lui, Roland.

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