La ‘vita spericolata’ di Michelangelo Merisi milanese ma detto Caravaggio dalla provenienza dei suoi genitori, è riportata in innumerevoli biografie mentre alcune testimonianze del periodo lo descrivono ’negro’ di capelli come le folte sopracciglia e gli occhi ‘incaverniti’. In uno dei suoi dipinti c’è perfino un doppio autoritratto come Davide con il suo bel viso da giovane che ha in mano la testa di Golia dal disperato aspetto attuale.
Un autorevole critico lo accumuna a Pier Paolo Pasolini sia per l’utilizzo di ‘ragazzi di vita’ nelle sue opere - gli stessi facilmente riconoscibili in più quadri - una vera e propria ‘poetica’ (*) che per la sua tragica fine a Porto Ercole in un contesto molto simile a quello dell’idroscalo di Ostia. Pare gli piacesse molto il vino bianco quello un po’ ‘asprigno’ dei castelli romani il resto si sa osteria omicidio e fuga. Però il ‘confronto’ con Benvenuto Cellini che annovera risse epocali, vari omicidi, condanne per sodomia, fughe di prigione, senza dimenticare i suoi 6 figli, “fa sembrare Caravaggio solo uno sventato” scrive Patrizia Valduga. Gian Lorenzo Bernini scultore e architetto ha tentato almeno un paio di volte insieme a dei brutti ceffi - insomma dei killer di professione - ad ammazzare il fratello Luigi mentre Michelangelo Buonarroti era sì un malinconico che viveva male la fede con l’omosessualità ma anche un ‘tipo’ facile a montare in collera roba che ci volevano due/tre suoi aiutanti marmisti per fermarlo.
(*) Nell’immagine un Gesù paffuto e senza barba si rivela agli apostoli dopo la Resurrezione e sulla tavola, in bilico, una canestra con frutta un vero e proprio 'marchio di fabbrica'.
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