E’ impossibile per qualunque tipo di ‘evento’ che non si verifichi una cosa di questo genere, un muro di braccia con il telefono in mano. Nessuno vuole più fare lo ‘spettatore’ - leggo da più parti - bensì il ‘testimone’ che pare sia assumere una posizione più ‘attiva’ e poi l’immagine riprodotta trasferita sui ‘social’ che - dicono - prende il significato di ‘io c’ero’/‘io sono qui’. Nel passaggio del carro funebre ad Edimburgo qualche giorno fa, è andata così, qualcuno ha parlato di rispettoso silenzio altri hanno lamentato l’asssenza di applausi ma le mani sono due e una sembra già impegnata a fare altro.
Mi è ricapitato fra le mani “La camera chiara” di Barthes, sottotitolo “nota sulla fotografia” che poi è una elaborazione del lutto della madre partendo da una foto che peraltro non è inserita nel libro e mi è tornata alla mente una foto della mia, di madre, e una volta digitalizzata mi accorgo che era incinta (di mio fratello che sarebbe nato qualche mese più in là, l’anno dopo - io non ero ancora in progetto): quindi è il 1953 e aveva 23 anni. La fotografia analogica è un oggetto, si conserva e invecchia, aveva ragione lui, Roland.
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