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due angeli

Succede a tutti almeno una volta nella vita di non essere accettati e infatti la terza grande tela, quella centrale, in san Luigi dei Francesi viene ripetuta una seconda volta quella presente oggi, formato rettangolare, dove l’angelo in alto suggerisce con le dita delle due mani i nomi della complicata genealogia di Gesù ovvero l’inizio del Vangelo di Matteo che nelle altre due enormi tele viene prima scelto dentro una bettola e nell’altra martirizzato. Nella prima versione, formato quadrato, il santo è seduto gambe accavallate e piedi addosso allo spettatore mentre il motivo del rifiuto è che il bellissimo angelo, sembra più una ragazza adolescente che con i suoi, di piedi, non tocca terra, guida alla scrittura un uomo che pare essere un analfabeta. La tela è acquistata da un privato scompare per secoli e riappare a Berlino dove verrà distrutta sotto i pesanti bombardamenti nel 1945 quindi ci resta solo una foto in bianco e nero. Caravaggio - San Matteo e l'angelo, 1602

il cielo

Il cielo notturno è una cupola scura come uno scolapasta però al contrario, dove i fori sono le stelle e la loro luce. Ma chi lo guarda più, oggi, il cielo se non fosse per quello di Giotto (Cappella degli Scrovegni, ormai patrimonio dell’umanità) un blu profondo con l’oro luminoso degli astri a otto punte cioè lo stesso numero, coricato, dell’infinito, e che immediatamente mi porta a quell’omino di Anselm Kiefer, anche lui coricato, sopraffatto dal nero e dai puntini bianchi: immagine primitiva è dire poco, come un   graffito in una grotta del neolitico.

detto il

«detto il» mi ha sempre incuriosito sulle pagine di storia dell’arte soprattutto nel periodo Rinascimento/Barocco, Maniera compresa. A parte quelli decisamente generici dettati dalla provenienza (Caravaggio/Michelangelo Merisi, Veronese/Paolo Caliari, Perugino/Pietro Vannucci), le mie preferenze sono sempre andate ad esempio verso l’aspetto fisico, chissà oggi sarebbe bullismo, come per il minuto Parmigianino/Francesco Mazzola o per il pittore piccolo Pinturicchio/Bernardino Betti al contrario della prestanza di Giorgione/Giorgio Zorzi; per il “rosso” dei capelli e delle pelurie ci sono il Fiorentino/Giovan Battista di Jacopo e il Bronzino/Agnolo di Cosimo di Mariano, invece l’olandese Pieter van Laer a Roma lo chiamano il Bamboccio per la forma rotonda del viso, artista post-caravaggesco che faceva “pittura di genere” o secondo altri umoristiche “scene di vita quotidiana” dette appunto “bambocciate” e “bamboccianti” i suoi seguaci; altri dal mestiere dei genitori: neanche a dirlo per

la primavera

Ormai non c’è azienda che non si faccia carico di qualcosa per tutti noi e qui in ballo c'è nientemeno che la sostenibilità: una di queste che gestisce energia   propone riferimenti visivi ad un noto dipinto conservato agli Uffizi ad opera di altrettanto noto pittore del Rinascimento italiano. Ambientato nel giardino delle Esperidi è un racconto, tra le tante cose, di amore carnale e spirituale: a destra Zefiro in volo con uno skateboard e la ninfa Clori in stato interessante che si trasformerà in Flora; al centro Venere nell’atto di accendere un interruttore e con una simbolica bottiglia riutilizzabile/termica, sopra di lei fra gli alberi Cupido; infine il gruppo delle tre Grazie e a sinistra un assente Mercurio. L’intruso in bicicletta riporta tutto alle piste ciclabili: poteva andare peggio.

via stevenson

E’ sempre un piacere vedere gli studenti di Architettura fare sopralluoghi e documentazione fotografica tra gli edifici, dove peraltro abito, progettati dall’architetto Mario De Renzi e realizzati tra 1931 e il 1937, conosciuti come “Palazzi Federici” e come location del film di Ettore Scola “Una giornata particolare” del 1977. Peccato per il cortile interno utilizzato come parcheggio selvaggio.

la camera chiara

Mi è ricapitato fra le mani “La camera chiara” di Barthes, sottotitolo “nota sulla fotografia” che poi è una elaborazione del lutto della madre partendo da una foto che peraltro non è inserita nel libro e mi è tornata alla mente una foto della mia, di madre, e una volta digitalizzata mi accorgo che era incinta (di mio fratello che sarebbe nato qualche mese più in là, l’anno dopo - io non ero ancora in progetto): quindi è il 1953 e aveva 23 anni. La fotografia analogica è un oggetto, si conserva e invecchia, aveva ragione lui, Roland.

ecce homo

Messo all’asta come opera di un seguace di Ribera (detto lo Spagnoletto) e poi bloccato perché il quadro sembra e probabilmente lo è ma ancora da attribuire. Caravaggio - Ecce Homo, 1605 circa

un bidone al posto del cuore

"Girl with Balloon” (l’autore lo sapete) apparsa sul Waterloo Bridge di Londra nel 2002 e venduta con parziale “auto-distruzione” nel 2018 a poco più di un milione di “verdoni” (ovvero “dollari” per chi non leggeva Paperino) è stata ri-venduta con un prezzo ancora più incredibile nell’ottobre del 2021 a 26 e passa milioni sempre della valuta precedentemente indicata. E ha perfino cambiato nome in “Love is in the Bin” l’amore è nel bidone

all saints

Frankie goes to Hollywood (all saints limited edition), 2021

selfie ovvero autoritratto fotografico generalmente fatto con uno smartphone

una scena post contemporanea: la celebrità funziona come specchio Time Magazine - Hillary Clinton poses for selfies at an Orlando, Fla., 2016

lo sfondo immediatamente

Un metro e dieci di altezza per un metro e settanta di larghezza senza data senza titolo non firmato, cielo mare rocce tutto in orizzontale unico elemento verticale non propriamente al centro ma spostato a sinistra, una piccola figura di spalle. Due anni di lavoro durante il quale pare che il pittore soffrisse di una terribile depressione. Von Kleist ha detto che "chi lo osserva ha come l’impressione che le palpebre gli siano state tagliate via". Alcuni dicono che è uno dei punti di partenza di Mark Rothko. Caspar David Friedrich - Der Mönch am Meer (monaco in riva al mare), 1810

ovvero la manodopera

Dal contratto per una pala d’altare stipulato il 3 agosto del 1485, si evince che il pittore ricevette 2 fiorini per l’azzurro oltremare, 38 fiorini per il pigmento oro e 35 fiorini per il suo “pennello”, ovvero la manodopera. Sandro Botticelli - Pala Bardi (particolare), 1485  

la scuola italiana e quella fiamminga

Il ricco mecenate inginocchiato ha chiesto al santo, identificato in Stefano per la pietra sul libro, di essere presentato alla Madre di Gesù: due quadri con evidenti differenze stilistiche legati dall'arco di cerchio in cui sono comprese le figure in primo piano, portavano in Francia per la prima volta e per esperienza diretta la scuola fiamminga per la luce e i minuziosi dettagli insieme alla scuola italiana per lo sfondo architettonico e quello di cherubini e serafini ma soprattutto le forme geometriche della Madonna che pare sia il ritratto della donna più bella del mondo del suo tempo. Vicende storiche separano i due quadri conservati in due musei di nazioni differenti. Ce ne sarebbero altre ma va bene così. Jean Fouquet - Dittico di Melun, 1450-55

gli occhi di modigliani

In questa nottata post-vaccino oltre a invocare Allah come Rimbaud a cantare Pablo di De Gregori come in un film l'insegnante di disegno al liceo artistico (vedi qui sotto una sua opera) mi diceva perché Modigliani ignorava le pupille. Giulio Turcato - Donna seduta, 1946

l'ultima cena

Alcuni dicono che sia la visione dell’ultima cena contando le figure agli estremi, nera in entrata e gialla sulla strada, ma soprattutto quella centrale tra i tavoli, in bianco. Vincent Van Gogh - Café Terrace at Night, 1888