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lezioni di nuoto

Da quando il Commissario Montalbano concludeva l'episodio con la sua nuotata efficace e panoramica, ho perso il conto dei film che mostrano nuotatori di varia abilità, immersi in acque libere o in piscine dalle architetture più diverse. Recentemente ho visto "Nyad" (un cognome che ricorda le ninfe greche dell'acqua), un biopic sull'impresa di una nuotatrice americana che attraversa l'oceano da Cuba alla Florida, per un viaggio di circa 180 km. Annette Bening è perfetta per il ruolo, non solo per l'età - ha più di sessant'anni - ma anche per la sua nuotata esperta e puntuale nelle poco attraenti e gelide acque dell'oceano. Nel thriller "To Catch a Killer - L'uomo che odiava tutti", invece, Shailene Woodley ci regala lunghe sequenze in una normale piscina da 25 metri, piuttosto buia (le immagini che vedete qui sotto le ho dovuto schiarire). Le sequenze subacquee mettono in mostra capacità davvero rare, a partire da una splendida virata

6 anni dopo sempre quella faccia

Per ripubblicare questa foto - con un libro dopo anni di lettura e la golosità per un frutto di stagione e un cuore di porfido sullo sfondo - vado di citazione, da Geoff Dyer: "Quando un artista invecchia, cosa succede alla sua creatività? Matura o marcisce? Raggiunge una nuova serenità o soccombe al tormento della morte? Quando il corpo e la mente cedono il passo alla vecchiaia, come può un atleta continuare a essere il più grande di tutti?" Shakespeare a colazione, 2016

blue, blue, electric blue

Nel suo primo romanzo “Un uomo di passaggio” Ben Lerner - al Museo del Prado - la racconta così: “Di solito mi trovavo di fronte al quadro circa tre quarti d’ora dopo il risveglio, cosí che l’hashish e la caffeina e il sonno si contendevano ancora il mio organismo mentre contemplavo le figure a grandezza quasi naturale e aspettavo di raggiungere un certo equilibrio. Maria si accascia in un perenne mancamento; gli azzurri della veste sono insuperati nella pittura fiamminga. La sua posa è un’eco quasi perfetta di quella di Gesú; Nicodemo e un aiutante sostengono a mezz’aria il corpo apparentemente privo di peso. Circa 1435; 220 x 262 cm. Olio su tavola.” Rogier Van der Weyden - Deposizione, 1435

acqua, 3000m

"Io perdo le tue  mani e non so più parlarmi E non so più capirmi Sono acqua e son fuori dall'acqua" *acqua, 3000m è un omaggio a Claudio Rocchi* (2024)

nacht und träume

Notte e sogno - che poi è un lied di Franz Schubert - è anche una breve pièce dei primi anni ’80 per la televisione tedesca di Samuel Beckett - che ne cita perfino il testo - ispirata incredibilmente al quadro visto in un museo di Berlino ad opera di un pittore fiammingo non particolarmente conosciuto che transitò, tra i molti viaggi, pure in Italia primi del '500 e restando folgorato, ovviamente, da Raffaello. Su Beckett leggo di un film in arrivo (con Gabriel Byrne quindi senza nessuna appropriazione culturale, come si usa dire) e di un appena uscito ‘Meridiano’ della Mondadori contenente i romanzi, il teatro e la televisione: una cosa preziosa perché sembra che i suoi libri siano quasi tutti fuori catalogo per le scarse vendite di conseguenza introvabili. Jan Gossaert - Orazione nell’orto, 1510

stone love

Stone love, 2024  

hamlet [2]

  Il ritratto di Pablo de Valladolid, attore di corte, è un dipinto di Diego Velázquez dove il soggetto è interamente vestito di nero - tranne una ‘golilla’ cioè una gorgiera in cartone rivestita di taffeta che rimaneva rigida per mesi utilizzata a corte per risparmiare sull’amido in tempi di tracollo dell’economia spagnola - colto mentre in uno spazio indefinito, fa il suo mestiere. Mestiere che nei resoconti dell’opera in cataloghi ed inventari varia da ‘buffone’ a ‘giullare’ visto che operava - come il pittore - nella stessa corte: in fondo chi intestava il titolo rifletteva il proprio punto di vista. Di certo Velázquez lo ritrae in omaggio alla sua esibizione, la professione di Pablo de Valladolid non poteva certo permettersi tale commessa. Chi ha visto dal vero un quadro di Velázquez è al corrente della magia della sua pittura “a macchie distanti” e pochi segni quindi l’incredibile differenza tra vederlo da lontano e da vicino. Quando Édouard Manet lo vide al Prado il dipinto si i

selfie (V)

Gli autoritratti di Raffaello Sanzio, a quanto si sa, sono 4: il primo a circa 23 anni ed era ancora al seguito del suo maestro Perugino; il secondo a circa 27 anni in un affresco corale nella Scuola di Atene presso le Stanze Vaticane accanto al suo amico e collaboratore detto il Sodoma; del terzo autoritratto resta una foto perché il quadro è stato rubato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale in una città della Polonia e non è stato più ritrovato ma si può dire che è un vero dandy e aveva circa 33 anni; il quarto ed ultimo è insieme ad un suo amico e pare sia lo specchio dei suoi ultimissimi anni di vita che Vasari descrive un po’ “viziosi” e movimentati, quando è morto aveva 37 anni. 4 autoritratti di Raffaello

ufo's rose period II [5]

Ufo's Rose Period II, 2023

breve storia della sedia - IV bis (XIII)

breve storia della sedia - IV bis [XIII], 2023  

fade to grey [4]

fade to grey, 2023  

breve storia della sedia (XII)

breve storia della sedia (XII), 2023  

ufo's pink period [3]

ufo's pink period, 2023  

splashdown [2]

  splashdown, 2023

breve storia della sedia (XI)

breve storia della sedia (XI), 2023