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come si chiama chi guarda un quadro?

Sul fondo il famoso quadro di Diego Velázquez "Las Meninas" (1656) dove il pittore stesso appare sulla sinistra, rivolto verso di noi, mentre osserva i soggetti che sta dipingendo. Thomas Struth - Museo del Prado, 2005

vita brevis, ars longa

Quali sono le tre cose da salvare dalla casa in fiamme? Ho risposto: l’album da disegno, il disco degli AC/DC e il gatto Groucho. Il gatto è morto, il disco l’ho prestato e non l’ho più rivisto, ma l’album è ancora qui: l’arte è per sempre. Vasilis Katsoupis - Inside, 2023

la croce vista da dietro

In una delle Storie di San Francesco che rappresenta in un interno il Presepe (vivente) di Greccio nel momento della nascita del Bambino, al di sopra l’entrata è appesa ad una struttura la croce vista dal retro: il luogo è il presbiterio di una chiesa che suddivideva la zona delle navate riservata ai fedeli dalla zona dell’abside riservata ai sacerdoti. L’affresco in realtà ha un’insolita inquadratura e se, per un gioco di rimandi o in controcampo, fossimo seduti sui banchi vedremmo solo le spalle delle figure dipinte da Giotto che si affollano all’entrata e la croce inclinata verso di noi. Giotto - Particolare dal Presepe di Greccio nella Basilica Superiore di Assisi, 1290-95 Vincenzo Castella - La Croce di Giotto a Santa Maria Novella, 2013

dipinto nel dipinto (ovvero le sorelle di lazzaro)

Nei racconti dei Vangeli Marta e Maria sono le sorelle di Lazzaro e detto in poche parole una rappresenta la vita “attiva” l’altra quella “contemplativa”: il pittore spagnolo Velázquez nel suo frequente gioco di rimandi le rappresenta una in primo piano (Marta) durante la preparazione del pesce con tutti gli ingredienti nei dettagli mentre l’altra (Maria) è riflessa in uno specchio o, chissà, ritratta in un quadro mentre ascolta Gesù in visita presso la loro casa. Una donna anziana accompagna alle spalle ciascuna delle due sorelle. Diego Velázquez - Cristo en casa de Marta y María, 1618

l'invenzione del quadro

Un interno assai povero: un letto con la Madonna dal braccio disteso, piedi e caviglie scoperti, il ventre gonfio (dicono il ritratto di una donna, probabilmente una prostituta, annegata nel Tevere), una sedia con la Maddalena piangente, a terra un catino in rame infine un tendaggio appeso sul soffitto a cassettoni. Il blocco delle figure degli Apostoli e delle due donne forma una croce perfetta. Caravaggio - Morte della Vergine, 1606

questione di sguardi (il naufragio)

Accade spesso che la parte più bella di un quadro è la cornice (se c’è) oppure come diceva Marcel Duchamp, sono gli spettatori che fanno il dipinto e a me succede questo ovvero quelle linee tratteggiate in rosso che potrei spiegare o dargli un senso cosa che naturalmente non farò. Claude-Joseph Vernet - A Shipwreck in Stormy Seas, 1773

gli undici

Il vecchio maestro che giovanissimo appare ritratto durante il matrimonio di Barbarossa con Beatrice in un affresco del Tiepolo di metà ‘700 presso una lussuosa residenza in Germania nonché decine di anni dopo anche nei disegni preparatori di Jacques-Louis David per il Giuramento della Pallacorda, viene condotto in pieno periodo rivoluzionario in una chiesa a ritrarre i componenti del Comitato di Salute Pubblica capitanato da Robespierre. E’ la storia di un quadro il breve romanzo di Pierre Michon il titolo è Gli Undici.

stone love

  Ogni sanpietrino ha il suo cuore. stone love, 2014

le informazioni di vincent

È una sera che il fiore mi pesa E le stelle mantengono i loro segreti Più freddamente che mai Guardo le mie povere cose sono alcune delle “Informazioni di Vincent” che Francesco De Gregori, dal suo omonimo album del 1974 da lui stesso definito come «il disco più brutto che ho fatto» (quello con l’agnello in copertina), canzone scritta subito dopo aver tradotto in italiano ‘Vincent’ (Starry, Starry Night) di Don McLean dove la notte stellata è ovviamente un noto quadro del pittore olandese. La stanza di Van Gogh ad Arles ricostruita per un AirBnb a Chicago, 2016

la velocità (II)

Vincent Van Gogh va velocissimo e in Provenza, ad Arles, proveniente prima dalla campagna olandese e poi da Parigi, nel settembre del 1888, all’improvviso, ha un’illuminazione: il colore puro. Scrive a Theo, il fratello: «per arrivare a questo giallo stridente che ho raggiunto quest’estate ho avuto bisogno di un po’ d’esaltazione» . E’ anche il periodo della impossibile convivenza con Paul Gauguin e del tentativo di aggressione che si trasforma in autolesionismo. «Ora riuscirò a fondere quegli ori e quei toni di fiori, il primo venuto non riesce a farlo, ci vuole tutta l’energia di un individuo» . Segue l’alternanza di depressioni e fasi euforiche, in due mesi 80 opere, una al giorno. Il resto della storia è noto, non c’è il lieto fine. E non andrà meglio neppure a Gauguin. Paul Gauguin - The Painter of Sunflowers (Portrait of Vincent van Gogh), 1888

io è un altro

Arthur Rimbaud nel 1871, a 17 anni, in una nota lettera al suo insegnante scrive - cosa comunque ripetuta in altri contesti nello stesso periodo - ‘Je est un autre’ che è - sì va bene - la poetica di Una stagione all’inferno e delle Illuminazioni ma è quello che mi è venuto in mente a proposito di me rileggendo ora lo stesso libro, sottolineato a matita blu o rossa perfino a penna, ingiallito e con mille ‘orecchie’ che sfogliavo e leggevo veloce ai tempi del liceo artistico quindi anch’io a 17 anni e ora, invece, mi impantano. Io è un altro. Se l'ottone si desta tromba, non è certo per colpa sua , sarebbe la frase completa. Speriamo non un trombone. In copertina: Eugène Delacroix - Donna dal pappagallo, 1827

il predestinato

Chi segue le vicende calcistiche è ormai abituato al termine ‘predestinato’ riferito al giovane calciatore di talento ormai prossimo alla 'consacrazione' definitiva un po’ quello che doveva accadere a Francesco Mazzola - cognome che ricorda appunto il football, padre o figlio, il Grande Torino o l’Inter di Herrera - detto Parmigianino per provenienza e per fisico minuto, gentile nei modi e bello di aspetto. Influenzato per vicinanza geografica, tanto da rendere perfino difficile l’attribuzione di opere, da Antonio Allegri detto Correggio, di una generazione precedente, intriso della triade del Rinascimento ovvero - per farla breve - la grazia di Raffaello il volume di Michelangelo lo sfumato di Leonardo. Durante l’allestimento de ‘La tragedia spagnola’ di Thomas Kyd regia di Cristina Pezzoli avevamo libero accesso alla Rocca di Fontanellato che contiene gli affreschi delle 'Storie di Atteone e Diana' e ho davvero ‘toccato con mano’ le figure ‘raffaellite’ allungate come

la vita spericolata

La ‘vita spericolata’ di Michelangelo Merisi milanese ma detto Caravaggio dalla provenienza dei suoi genitori, è riportata in innumerevoli biografie mentre alcune testimonianze del periodo lo descrivono ’negro’ di capelli come le folte sopracciglia e gli occhi ‘incaverniti’. In uno dei suoi dipinti c’è perfino un doppio autoritratto come Davide con il suo bel viso da giovane che ha in mano la testa di Golia dal disperato aspetto attuale. Un autorevole critico lo accumuna a Pier Paolo Pasolini sia per l’utilizzo di ‘ragazzi di vita’ nelle sue opere - gli stessi facilmente riconoscibili in più quadri - una vera e propria ‘poetica’ (*) che per la sua tragica fine a Porto Ercole in un contesto molto simile a quello dell’idroscalo di Ostia. Pare gli piacesse molto il vino bianco quello un po’ ‘asprigno’ dei castelli romani il resto si sa osteria omicidio e fuga. Però il ‘confronto’ con Benvenuto Cellini che annovera risse epocali, vari omicidi, condanne per sodomia, fughe di prigione, senz

la velocità (I)

La velocità è quasi sempre un pregio e quella di esecuzione è stata una importante virtù per gran parte degli artisti dal Rinascimento al Barocco Maniera compresa, dopotutto hanno dovuto creare una ’tradizione’ che non esisteva perché si conoscevano solo i nomi degli architetti e degli scultori - e non i pittori - dell’Arte Classica greca e romana, tant’è che già da molto prima ancora - Giotto compreso - si intendevano soprattutto di architettura altri anche di scultura. Caravaggio ad esempio raramente faceva il disegno preliminare andava ‘di getto’ sulla tela che aveva una preparazione addirittura in ‘una fase’ ovvero un’imprimitura colorata di scuro che favoriva le trasparenze e i colori brillanti come il rosso, lavorava sulla sovrapposizione delle figure eseguite una sull’altra prima con una 'terra d’ombra' quindi l’abbozzo a 'tinta piatta' infine la 'stesura finale' e poi, ovviamente, c’era la luce del giorno perlopiù aiutata da quella artificiale tipo torce

il braghettone

Un post 'censurato' ad un amico su Fb mi ha portato a ricordare chissà perché Daniele Ricciarelli detto Daniele da Volterra detto - infine - il Braghettone pittore di grande talento e anche scultore, pure collaboratore di Michelangelo Buonarroti, perfino un noto critico d’arte annota che "ha dedicato la vita a Michelangelo e a intenderne la spiritualità come mistico dialogo con Dio attraverso le forme” ma l’ironia della sorte - è il caso di dire - lo ha portato ad essere quello che ha messo le ‘braghe’ ai corpi ignudi del 'Giudizio Universale' della Cappella Sistina. Daniele da Volterra - Busto di Michelangelo Buonarroti, 1560 (circa)