Qualche giorno fa la mattina del montaggio in teatro mi sono annotato che lungo il percorso c’era da rivedere ben 2 “Estasi” metà ‘600 fortunatamente in ordine cronologico di Francesco Bernini: la prima è quella di santa Teresa alla fine di Via XX Settembre dove la luce verticale illumina l’oro alle spalle del blocco in marmo con l’angelo malizioso e sorridente che partecipa ai brividi della donna, entrambi attori osservati dal palchetto (vero teatro con spettatori) dai ritratti scolpiti della famiglia committente mentre l’altra è una beata, ancora più fremente, sì ancora di più, a San Francesco a Ripa, cappella in fondo a sinistra, dove il blocco in marmo con cuscini e materassi è inserito in un drappeggio di altra pietra, al quarzo rosso. Altro che PornHub.
Mi è ricapitato fra le mani “La camera chiara” di Barthes, sottotitolo “nota sulla fotografia” che poi è una elaborazione del lutto della madre partendo da una foto che peraltro non è inserita nel libro e mi è tornata alla mente una foto della mia, di madre, e una volta digitalizzata mi accorgo che era incinta (di mio fratello che sarebbe nato qualche mese più in là, l’anno dopo - io non ero ancora in progetto): quindi è il 1953 e aveva 23 anni. La fotografia analogica è un oggetto, si conserva e invecchia, aveva ragione lui, Roland.
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