Pegno di una scommessa persa questo è il decimo - ed ultimo - ‘post’ e non rivelerò né il motivo, della scommessa, quantomeno il tema, dei post, ma che mi porterà, insieme agli altri nove porteranno, definitivamente alla santità che prima pensavo di avere solo nel nome (di battesimo). Allora il luogo è sempre a due passi dal liceo artistico/accademia di belle arti, dove c’è un pittore fra i ‘caravaggeschi’ - che non significa imitatori, anzi, in maggioranza sono originali e innovativi basti pensare ai Gentileschi Orazio e Artemisia dall’eleganza raffinata il padre invece del drammatico realismo della figlia - probabilmente sconosciuto ai più il francese Simon Vouet, uno dei tanti francesi anzi tantissimi in quel periodo insieme a spagnoli e fiamminghi/olandesi, uno che il Barocco italiano se lo porta in Francia dopo anni di lavoro a Roma. Come Caravaggio preferisce che il nudo sia maschile così come Artemisia lo preferiva femminile, a san Lorenzo in Lucina è incredibile e inedito come raffigura san Francesco fisico atletico illuminato da una candela e gettato in terra tra i carboni ardenti quasi beffato dalla donna, calze alle caviglie e scarpe rosse, una specie di ‘Venere in pelliccia’ come il romanzo del barone von Masoch o il brano di Lou Reed con i Velvet Underground, ambiente un bordello per sfondo un letto sfatto e un cliente in entrata.
Simon Vouet - Tentazione di san Francesco, 1624 |
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