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gli undici

Il vecchio maestro che giovanissimo appare ritratto durante il matrimonio di Barbarossa con Beatrice in un affresco del Tiepolo di metà ‘700 presso una lussuosa residenza in Germania nonché decine di anni dopo anche nei disegni preparatori di Jacques-Louis David per il Giuramento della Pallacorda, viene condotto in pieno periodo rivoluzionario in una chiesa a ritrarre i componenti del Comitato di Salute Pubblica capitanato da Robespierre. E’ la storia di un quadro il breve romanzo di Pierre Michon il titolo è Gli Undici.

stone love

  Ogni sanpietrino ha il suo cuore. stone love, 2014

le informazioni di vincent

È una sera che il fiore mi pesa E le stelle mantengono i loro segreti Più freddamente che mai Guardo le mie povere cose sono alcune delle “Informazioni di Vincent” che Francesco De Gregori, dal suo omonimo album del 1974 da lui stesso definito come «il disco più brutto che ho fatto» (quello con l’agnello in copertina), canzone scritta subito dopo aver tradotto in italiano ‘Vincent’ (Starry, Starry Night) di Don McLean dove la notte stellata è ovviamente un noto quadro del pittore olandese. La stanza di Van Gogh ad Arles ricostruita per un AirBnb a Chicago, 2016

la velocità (II)

Vincent Van Gogh va velocissimo e in Provenza, ad Arles, proveniente prima dalla campagna olandese e poi da Parigi, nel settembre del 1888, all’improvviso, ha un’illuminazione: il colore puro. Scrive a Theo, il fratello: «per arrivare a questo giallo stridente che ho raggiunto quest’estate ho avuto bisogno di un po’ d’esaltazione» . E’ anche il periodo della impossibile convivenza con Paul Gauguin e del tentativo di aggressione che si trasforma in autolesionismo. «Ora riuscirò a fondere quegli ori e quei toni di fiori, il primo venuto non riesce a farlo, ci vuole tutta l’energia di un individuo» . Segue l’alternanza di depressioni e fasi euforiche, in due mesi 80 opere, una al giorno. Il resto della storia è noto, non c’è il lieto fine. E non andrà meglio neppure a Gauguin. Paul Gauguin - The Painter of Sunflowers (Portrait of Vincent van Gogh), 1888

io è un altro

Arthur Rimbaud nel 1871, a 17 anni, in una nota lettera al suo insegnante scrive - cosa comunque ripetuta in altri contesti nello stesso periodo - ‘Je est un autre’ che è - sì va bene - la poetica di Una stagione all’inferno e delle Illuminazioni ma è quello che mi è venuto in mente a proposito di me rileggendo ora lo stesso libro, sottolineato a matita blu o rossa perfino a penna, ingiallito e con mille ‘orecchie’ che sfogliavo e leggevo veloce ai tempi del liceo artistico quindi anch’io a 17 anni e ora, invece, mi impantano. Io è un altro. Se l'ottone si desta tromba, non è certo per colpa sua , sarebbe la frase completa. Speriamo non un trombone. In copertina: Eugène Delacroix - Donna dal pappagallo, 1827

il predestinato

Chi segue le vicende calcistiche è ormai abituato al termine ‘predestinato’ riferito al giovane calciatore di talento ormai prossimo alla 'consacrazione' definitiva un po’ quello che doveva accadere a Francesco Mazzola - cognome che ricorda appunto il football, padre o figlio, il Grande Torino o l’Inter di Herrera - detto Parmigianino per provenienza e per fisico minuto, gentile nei modi e bello di aspetto. Influenzato per vicinanza geografica, tanto da rendere perfino difficile l’attribuzione di opere, da Antonio Allegri detto Correggio, di una generazione precedente, intriso della triade del Rinascimento ovvero - per farla breve - la grazia di Raffaello il volume di Michelangelo lo sfumato di Leonardo. Durante l’allestimento de ‘La tragedia spagnola’ di Thomas Kyd regia di Cristina Pezzoli avevamo libero accesso alla Rocca di Fontanellato che contiene gli affreschi delle 'Storie di Atteone e Diana' e ho davvero ‘toccato con mano’ le figure ‘raffaellite’ allungate come

la vita spericolata

La ‘vita spericolata’ di Michelangelo Merisi milanese ma detto Caravaggio dalla provenienza dei suoi genitori, è riportata in innumerevoli biografie mentre alcune testimonianze del periodo lo descrivono ’negro’ di capelli come le folte sopracciglia e gli occhi ‘incaverniti’. In uno dei suoi dipinti c’è perfino un doppio autoritratto come Davide con il suo bel viso da giovane che ha in mano la testa di Golia dal disperato aspetto attuale. Un autorevole critico lo accumuna a Pier Paolo Pasolini sia per l’utilizzo di ‘ragazzi di vita’ nelle sue opere - gli stessi facilmente riconoscibili in più quadri - una vera e propria ‘poetica’ (*) che per la sua tragica fine a Porto Ercole in un contesto molto simile a quello dell’idroscalo di Ostia. Pare gli piacesse molto il vino bianco quello un po’ ‘asprigno’ dei castelli romani il resto si sa osteria omicidio e fuga. Però il ‘confronto’ con Benvenuto Cellini che annovera risse epocali, vari omicidi, condanne per sodomia, fughe di prigione, senz

la velocità (I)

La velocità è quasi sempre un pregio e quella di esecuzione è stata una importante virtù per gran parte degli artisti dal Rinascimento al Barocco Maniera compresa, dopotutto hanno dovuto creare una ’tradizione’ che non esisteva perché si conoscevano solo i nomi degli architetti e degli scultori - e non i pittori - dell’Arte Classica greca e romana, tant’è che già da molto prima ancora - Giotto compreso - si intendevano soprattutto di architettura altri anche di scultura. Caravaggio ad esempio raramente faceva il disegno preliminare andava ‘di getto’ sulla tela che aveva una preparazione addirittura in ‘una fase’ ovvero un’imprimitura colorata di scuro che favoriva le trasparenze e i colori brillanti come il rosso, lavorava sulla sovrapposizione delle figure eseguite una sull’altra prima con una 'terra d’ombra' quindi l’abbozzo a 'tinta piatta' infine la 'stesura finale' e poi, ovviamente, c’era la luce del giorno perlopiù aiutata da quella artificiale tipo torce

il braghettone

Un post 'censurato' ad un amico su Fb mi ha portato a ricordare chissà perché Daniele Ricciarelli detto Daniele da Volterra detto - infine - il Braghettone pittore di grande talento e anche scultore, pure collaboratore di Michelangelo Buonarroti, perfino un noto critico d’arte annota che "ha dedicato la vita a Michelangelo e a intenderne la spiritualità come mistico dialogo con Dio attraverso le forme” ma l’ironia della sorte - è il caso di dire - lo ha portato ad essere quello che ha messo le ‘braghe’ ai corpi ignudi del 'Giudizio Universale' della Cappella Sistina. Daniele da Volterra - Busto di Michelangelo Buonarroti, 1560 (circa)

selfie (III)

E’ impossibile per qualunque tipo di ‘evento’ che non si verifichi una cosa di questo genere, un muro di braccia con il telefono in mano. Nessuno vuole più fare lo ‘spettatore’ - leggo da più parti - bensì il ‘testimone’ che pare sia assumere una posizione più ‘attiva’ e poi l’immagine riprodotta trasferita sui ‘social’ che - dicono - prende il significato di ‘io c’ero’/‘io sono qui’. Nel passaggio del carro funebre ad Edimburgo qualche giorno fa, è andata così, qualcuno ha parlato di rispettoso silenzio altri hanno lamentato l’asssenza di applausi ma le mani sono due e una sembra già impegnata a fare altro.

selfie (II)

Non so se conoscete Cindy Sherman un’artista che si è auto-fotografata da decenni ma non auto-ritratta, per intendersi, come un attore che su un palco recita Shakespeare è il personaggio e non lui stesso, Sarah Thornton di lei dice che è un’antesignana rispetto “all’attuale cultura dei social media, che promuovono l’ossessione della continua auto-rappresentazione” cosa che, aggiungo, ritrovo - almeno nei miei contatti sulle varie piattaforme - appartenere più ostinatamente a fasce di età avanzate rispetto a quelle più giovani. “Quando ti guardo, vedo quello che tu vuoi che io veda” cantano gli Arcade Fire una nota band canadese in ‘Age of Anxiety’ brano di apertura del loro ultimo album che infatti riporta in copertina un occhio, immagine virata dall’arancio al blu direi un ‘orange and teal’ che fa sempre un bell’effetto. Cindy Sherman - Untitled #603, 2019  

la versione migliore

“Il secondo pittore che ha rappresentato una Crocefissione ha rubato l’idea al primo? Fino a Duchamp, gli artisti non erano ossessionati dalle idee. Tutto stava nel fare la versione migliore.” dice un notissimo critico d’arte nonché - come da qualche tempo ormai si usa - ‘curatore’ italiano. Michelangelo Buonarroti interessante esempio di variazioni sul tema sia “per via di levare“ che è la sua tecnica di far uscire fuori dalla materia le figure e sia per le sue travagliate riflessioni di credente, in fondo erano tempi di crisi per la Chiesa e della protesta di Lutero. Le varie ‘Pietà’ sono in tre città diverse Roma, Firenze e Milano e delle versioni chissà qual è la migliore dalla ‘Vaticana’ fine ‘400 che oltre la sconcertante levigatezza del marmo scandalizzò all’epoca la giovanissima età della della madre, una teen ager che si ritrova addosso il corpo morto del figlio adulto a quella ’intermedia’ detta ‘Bandini’ metà ‘500 interrotta quindi incompiuta per la pessima qualità del marm

artist only

“I sacrifici per fare l’artista sono enormi e le ricompense sono spesso piccole e fugaci,” dice un’artista visiva americana “E allora mi chiedo: perché lo facciamo?” . E così in alcune tavole disegnate a mano sul modello di applicazioni come ’Powerpoint’ o ‘Keynote’ per chi usa MacOS e iOS come me, con percentuali e statistiche tratte da interviste e questionari, la risposta che mostra è quella di far parte di una comunità, parlare d’arte, guardare arte, stare in giro con altri artisti. La competizione nasce dopo - dice - quando qualcuno che si conosce, anche lontanamente, fa un passo avanti nel senso di ‘carriera’ e tu fai ‘grrrr’ . Pensavo a questo ieri, dopo la prova di uno spettacolo con una compagnia composta interamente da attori giovani molti dei quali devono terminare il ciclo di studi che hanno intrapreso e ho chiesto a Marco Angelilli, che per la qualità del suo lavoro ha un rapporto più stretto con loro, se hanno oltre alla preparazione che vedo anche quella ‘cattiveria’ -

amare l'architettura (II)

La panchina per senzatetto progettata da Stefano Boeri (Milano Fuorisalone 2022) e che ne dimostra l’uso nelle foto in serie prevede un tettuccio e braccioli poggia-testa. E’ un’idea di ‘inclusività’ come si usa dire oggi più che un vero e proprio modulo da realizzare nella pratica. Quando vedo cose così penso a Gio Ponti, a quel suo dattiloscritto e ai suoi contenuti che titolava ‘amate l’architettura’

giorgio strehler chi è

Ci sono alcuni che si infastidiscono da chi non conosce o almeno non ha nemmeno sentito parlarne (ma poi da chi?) del regista teatrale Giorgio Strehler e sarebbe da chiedersi se vale lo stesso per l’artista tedesco Joseph Beuys che ha in comune con il ‘nostro’ l’anno di nascita e l’aver fatto la guerra ma dalla parte sbagliata, quella davvero sbagliata. Comunque quest’ultimo fra le tante cose fatte, moltissime in Italia, e teorizzate, si lasciò andare chissà probabilmente era lo ‘spirito dei tempi’ comunque assolutamente coerente con la sue attività - si può oggi considerarlo il ‘padre’ del cosiddetto ‘Artivismo’ degli artisti contemporanei - insomma, ha detto “siamo tutti artisti” che fa una certa differenza con i “quindici minuti di celebrità” predetti da Andy Warhol - di pochi anni più giovane dei due citati e figlio di immigrati di quella guerra, forse polacchi o slovacchi o persino ucraini, negli Stati Uniti col cognome originario di Warhola - che anticipava sì l’era dell’immagi