Passa ai contenuti principali

Post

dieci libri per me

Tempo fa, su richiesta, ho fatto un elenco di dieci (10) libri diciamo indispensabili. Rileggendola oggi, adesso, mi pare ancora perfetta - per me intendo - non ne cambierei nemmeno uno: in ordine casuale così come elencati due sono artisti italiani e sorprendenti uno concettuale l’altro manierista, almeno tre sono dei pilastri - è il caso di dire - per amare l’architettura, ce n’è uno che va oltre la semplice autobiografia e che ho riletto molte volte sul cinema e il teatro (visto perfino suoi spettacoli al Teatro Argentina), due scrittori inarrivabili spesso contraddittori uno legato all’adolescenza con avventurose reincarnazioni l’altro alla maggiore età (per l'argomento, l'anti-semitismo, credo ancora di difficile reperimento e lo sarà fino alla scadenza dei diritti d’autore), e poi due basilari ovvero una mappa sulla sconfinata mitologia greca e le quattro bellissime traduzioni ciascuna per scrittore della vita di Gesù. Ho dato un’occhiata e ci sono ancora tutti. 10 libri

doctor strange nel multiverso

Nell’ultimo film della Marvel con il Dottor Strange/Benedict Cumberbatch che finito il decennio dell’Infinity War ha già iniziato il successivo quello del Multiverso, Sam Raimi - regista che torna ai super-eroi dopo la bella trilogia di Spider-Man post 11 settembre quella con Tobey Maguire/Kirsten Dunst - e il musicista Danny Elfman inventano una inedita e spettacolare battaglia sonora a colpi di note e strumenti musicali che risponde con leggerezza - alla Italo Calvino - ad un momento drammatico del film. Dalla battaglia musicale mi è venuto in mente Alex il personaggio di Anthony Burgess in ‘Arancia meccanica’ che in piena notte a casa dei genitori e nella sua stanza ascolta ad altissimo volume - prima di Mozart e poi Bach - un nuovo concerto per violino dell’americano Geoffrey Plautus, eseguito da Odysseus Choerilos con la Filarmonica di Macon: “I tromboni hanno scricchiolato rossastri e dorati sotto il letto, e dietro al mio gulliver (in gergo la testa) le trombe hanno fiammeggiato

novecento in sintesi

Per mia esperienza - che è un dato per niente attendibile - ho notato che di pittura - oddio passando ad altro e in parallelo molti giornalisti sportivi professionisti titolano medaglie d’oro di nuoto dorso scambiandole con la rana mentre i più, che dovrebbero sapere di calcio peggio ancora, non vanno oltre il rozzo tifo della propria squadra - quindi, dicevo, di arte poco si è studiato quindi poco si sa - figuriamoci poi gli oggetti non tangibili come le regie teatrali di Giorgio Strehler - ma soprattutto i gusti sono gusti, e qui ci si dovrebbe fermare ma, continuando invece, al massimo si arriva a Caravaggio anche se non si sa bene come collocarlo oltre la vaga biografia da maledetto, da adulti si passa direttamente a un’estatica ammirazione per qualche impressionista francese poi qualcosina su Van Gogh ringraziando film anche recenti poi le magliette a righe del comunque inarrivabile Picasso, fino ad arrivare ai contemporanei intesi come simultaneità di vita cioè l’amore incondizio

concetto spaziale

Quando vedo le pieghe nei fondali in pvc mi viene in mente Lucio Fontana e il suo taglierino che poi sarebbe la brutale realtà il vecchio concetto che l’arte è illusione e quello che hai sempre visto su una tela non era che puro inganno. Lucio Fontana - Concetto spaziale (Attese), 1960

il racconto d'inverno

Sto lavorando su un testo dove c’è l’unico artista nominato nelle opere, in tutte le opere, di William Shakespeare - deve, dicono, averne visto a Londra delle illustrazioni nei libri di Pietro Aretino - è Giulio Romano anche architetto e oggi si potrebbe aggiungere ‘designer’ visti i suoi progetti di arte applicata tipo decorazioni per residenze ed oggetti di uso quotidiano, soprattutto pittore - effettivamente nato a Roma entro l’ultima decade del ‘400 - allievo e collaboratore di Raffaello Sanzio perfino continuatore di opere del maestro, davvero un maestro, prematuramente scomparso. Però. Della generazione seguente quindi spesso insofferente ad alcune ‘rigidità’ del Rinascimento seppure nella fase finale detta ‘matura’ e che, anche attraverso il Michelangelo pittore della Sistina, modifica corpi e prospettive oltre i colori decisamente più brillanti, e infatti Shakespeare deve essere stato attratto dalle immagini di, in english, Julio Romano, figure che come vuole la Maniera sono al

la tentazione

Pegno di una scommessa persa questo è il decimo - ed ultimo - ‘post’ e non rivelerò né il motivo, della scommessa, quantomeno il tema, dei post, ma che mi porterà, insieme agli altri nove porteranno, definitivamente alla santità che prima pensavo di avere solo nel nome (di battesimo). Allora il luogo è sempre a due passi dal liceo artistico/accademia di belle arti, dove c’è un pittore fra i ‘caravaggeschi’ - che non significa imitatori, anzi, in maggioranza sono originali e innovativi basti pensare ai Gentileschi Orazio e Artemisia dall’eleganza raffinata il padre invece del drammatico realismo della figlia - probabilmente sconosciuto ai più il francese Simon Vouet, uno dei tanti francesi anzi tantissimi in quel periodo insieme a spagnoli e fiamminghi/olandesi, uno che il Barocco italiano se lo porta in Francia dopo anni di lavoro a Roma. Come Caravaggio preferisce che il nudo sia maschile così come Artemisia lo preferiva femminile, a san Lorenzo in Lucina è incredibile e inedito come

la carta da spolvero

Dello stesso autore di ‘Brama di vivere’/‘Lust for life’ biografia di Vincent van Gogh anche questa con versione cinematografica, ho visto recentemente un film del 1965 con budget importante forse non particolarmente riuscito, ‘Il tormento e l’estasi’/‘The agony and the ecstasy’, romanzo di successo negli Stati Uniti, su Michelangelo Buonarroti cui il papa Giulio II commissiona di dipingere la Cappella Sistina, allora un brutto edificio da rimodernare e quindi rilanciare per mancanza di fondi piuttosto che abbattere e ricostruire come consigliava l’architetto Bramante, che descrive la fatica anche per uno come lui obbligato oltretutto alla pittura piuttosto che alle più congeniali scultura e architettura. Tutto questo per arrivare ai tempi del liceo artistico, a Giulio Turcato insegnante di “figura disegnata” cui chiesi perché usavamo questa carta di colore giallino con una certa grammatura e sul lato impiegato per i disegni a matita perfino un po’ ruvida, che acquistavamo in fogli tag

estasi (II)

Quelle rare volte che vado al MAXXI bellissimo edificio sulle vecchie caserme progettato dall’architetto, bravissima, Zaha Hadid dove purtroppo non c’è mai niente da vedere se non il museo in se stesso, coincidono sempre con una partita della A.S. Roma coincidente stavolta anche questa tra l’ultima gara in casa di campionato e la ‘Notte dei Musei’. Premessa per arrivare a Guido Reni la via del museo che a lui è dedicata, uno che a Roma ha lavorato sodo, tra maniera e barocco, e che nel suo, si può dire ‘background’? ha Raffaello passato anche attraverso gli occhi di Annibale Carracci (bolognese come lui) contemporanei, entrambi, di Michelangelo Merisi milanese ma detto Caravaggio per l’origine dei suoi genitori. Ecco a san Luigi dei Francesi c’è una meravigliosa copia, quindi una ‘cover’ di quasi un secolo dopo, di un’altra ‘Estasi’ quella di santa Cecilia di Raffaello che invece è a Bologna dove la santa, patrona di musica strumenti e cantanti è l’unica, al centro di un girotondo, a p

estasi (I)

Qualche giorno fa la mattina del montaggio in teatro mi sono annotato che lungo il percorso c’era da rivedere ben 2 “Estasi” metà ‘600 fortunatamente in ordine cronologico di Francesco Bernini: la prima è quella di santa Teresa alla fine di Via XX Settembre dove la luce verticale illumina l’oro alle spalle del blocco in marmo con l’angelo malizioso e sorridente che partecipa ai brividi della donna, entrambi attori osservati dal palchetto (vero teatro con spettatori) dai ritratti scolpiti della famiglia committente mentre l’altra è una beata, ancora più fremente, sì ancora di più, a San Francesco a Ripa, cappella in fondo a sinistra, dove il blocco in marmo con cuscini e materassi è inserito in un drappeggio di altra pietra, al quarzo rosso. Altro che PornHub.

due angeli

Succede a tutti almeno una volta nella vita di non essere accettati e infatti la terza grande tela, quella centrale, in san Luigi dei Francesi viene ripetuta una seconda volta quella presente oggi, formato rettangolare, dove l’angelo in alto suggerisce con le dita delle due mani i nomi della complicata genealogia di Gesù ovvero l’inizio del Vangelo di Matteo che nelle altre due enormi tele viene prima scelto dentro una bettola e nell’altra martirizzato. Nella prima versione, formato quadrato, il santo è seduto gambe accavallate e piedi addosso allo spettatore mentre il motivo del rifiuto è che il bellissimo angelo, sembra più una ragazza adolescente che con i suoi, di piedi, non tocca terra, guida alla scrittura un uomo che pare essere un analfabeta. La tela è acquistata da un privato scompare per secoli e riappare a Berlino dove verrà distrutta sotto i pesanti bombardamenti nel 1945 quindi ci resta solo una foto in bianco e nero. Caravaggio - San Matteo e l'angelo, 1602

il cielo

Il cielo notturno è una cupola scura come uno scolapasta però al contrario, dove i fori sono le stelle e la loro luce. Ma chi lo guarda più, oggi, il cielo se non fosse per quello di Giotto (Cappella degli Scrovegni, ormai patrimonio dell’umanità) un blu profondo con l’oro luminoso degli astri a otto punte cioè lo stesso numero, coricato, dell’infinito, e che immediatamente mi porta a quell’omino di Anselm Kiefer, anche lui coricato, sopraffatto dal nero e dai puntini bianchi: immagine primitiva è dire poco, come un   graffito in una grotta del neolitico.

detto il

«detto il» mi ha sempre incuriosito sulle pagine di storia dell’arte soprattutto nel periodo Rinascimento/Barocco, Maniera compresa. A parte quelli decisamente generici dettati dalla provenienza (Caravaggio/Michelangelo Merisi, Veronese/Paolo Caliari, Perugino/Pietro Vannucci), le mie preferenze sono sempre andate ad esempio verso l’aspetto fisico, chissà oggi sarebbe bullismo, come per il minuto Parmigianino/Francesco Mazzola o per il pittore piccolo Pinturicchio/Bernardino Betti al contrario della prestanza di Giorgione/Giorgio Zorzi; per il “rosso” dei capelli e delle pelurie ci sono il Fiorentino/Giovan Battista di Jacopo e il Bronzino/Agnolo di Cosimo di Mariano, invece l’olandese Pieter van Laer a Roma lo chiamano il Bamboccio per la forma rotonda del viso, artista post-caravaggesco che faceva “pittura di genere” o secondo altri umoristiche “scene di vita quotidiana” dette appunto “bambocciate” e “bamboccianti” i suoi seguaci; altri dal mestiere dei genitori: neanche a dirlo per

la primavera

Ormai non c’è azienda che non si faccia carico di qualcosa per tutti noi e qui in ballo c'è nientemeno che la sostenibilità: una di queste che gestisce energia   propone riferimenti visivi ad un noto dipinto conservato agli Uffizi ad opera di altrettanto noto pittore del Rinascimento italiano. Ambientato nel giardino delle Esperidi è un racconto, tra le tante cose, di amore carnale e spirituale: a destra Zefiro in volo con uno skateboard e la ninfa Clori in stato interessante che si trasformerà in Flora; al centro Venere nell’atto di accendere un interruttore e con una simbolica bottiglia riutilizzabile/termica, sopra di lei fra gli alberi Cupido; infine il gruppo delle tre Grazie e a sinistra un assente Mercurio. L’intruso in bicicletta riporta tutto alle piste ciclabili: poteva andare peggio.

via stevenson

E’ sempre un piacere vedere gli studenti di Architettura fare sopralluoghi e documentazione fotografica tra gli edifici, dove peraltro abito, progettati dall’architetto Mario De Renzi e realizzati tra 1931 e il 1937, conosciuti come “Palazzi Federici” e come location del film di Ettore Scola “Una giornata particolare” del 1977. Peccato per il cortile interno utilizzato come parcheggio selvaggio.

la camera chiara

Mi è ricapitato fra le mani “La camera chiara” di Barthes, sottotitolo “nota sulla fotografia” che poi è una elaborazione del lutto della madre partendo da una foto che peraltro non è inserita nel libro e mi è tornata alla mente una foto della mia, di madre, e una volta digitalizzata mi accorgo che era incinta (di mio fratello che sarebbe nato qualche mese più in là, l’anno dopo - io non ero ancora in progetto): quindi è il 1953 e aveva 23 anni. La fotografia analogica è un oggetto, si conserva e invecchia, aveva ragione lui, Roland.