Passa ai contenuti principali

Post

selfie (II)

Non so se conoscete Cindy Sherman un’artista che si è auto-fotografata da decenni ma non auto-ritratta, per intendersi, come un attore che su un palco recita Shakespeare è il personaggio e non lui stesso, Sarah Thornton di lei dice che è un’antesignana rispetto “all’attuale cultura dei social media, che promuovono l’ossessione della continua auto-rappresentazione” cosa che, aggiungo, ritrovo - almeno nei miei contatti sulle varie piattaforme - appartenere più ostinatamente a fasce di età avanzate rispetto a quelle più giovani. “Quando ti guardo, vedo quello che tu vuoi che io veda” cantano gli Arcade Fire una nota band canadese in ‘Age of Anxiety’ brano di apertura del loro ultimo album che infatti riporta in copertina un occhio, immagine virata dall’arancio al blu direi un ‘orange and teal’ che fa sempre un bell’effetto. Cindy Sherman - Untitled #603, 2019  

la versione migliore

“Il secondo pittore che ha rappresentato una Crocefissione ha rubato l’idea al primo? Fino a Duchamp, gli artisti non erano ossessionati dalle idee. Tutto stava nel fare la versione migliore.” dice un notissimo critico d’arte nonché - come da qualche tempo ormai si usa - ‘curatore’ italiano. Michelangelo Buonarroti interessante esempio di variazioni sul tema sia “per via di levare“ che è la sua tecnica di far uscire fuori dalla materia le figure e sia per le sue travagliate riflessioni di credente, in fondo erano tempi di crisi per la Chiesa e della protesta di Lutero. Le varie ‘Pietà’ sono in tre città diverse Roma, Firenze e Milano e delle versioni chissà qual è la migliore dalla ‘Vaticana’ fine ‘400 che oltre la sconcertante levigatezza del marmo scandalizzò all’epoca la giovanissima età della della madre, una teen ager che si ritrova addosso il corpo morto del figlio adulto a quella ’intermedia’ detta ‘Bandini’ metà ‘500 interrotta quindi incompiuta per la pessima qualità del marm

artist only

“I sacrifici per fare l’artista sono enormi e le ricompense sono spesso piccole e fugaci,” dice un’artista visiva americana “E allora mi chiedo: perché lo facciamo?” . E così in alcune tavole disegnate a mano sul modello di applicazioni come ’Powerpoint’ o ‘Keynote’ per chi usa MacOS e iOS come me, con percentuali e statistiche tratte da interviste e questionari, la risposta che mostra è quella di far parte di una comunità, parlare d’arte, guardare arte, stare in giro con altri artisti. La competizione nasce dopo - dice - quando qualcuno che si conosce, anche lontanamente, fa un passo avanti nel senso di ‘carriera’ e tu fai ‘grrrr’ . Pensavo a questo ieri, dopo la prova di uno spettacolo con una compagnia composta interamente da attori giovani molti dei quali devono terminare il ciclo di studi che hanno intrapreso e ho chiesto a Marco Angelilli, che per la qualità del suo lavoro ha un rapporto più stretto con loro, se hanno oltre alla preparazione che vedo anche quella ‘cattiveria’ -

amare l'architettura (II)

La panchina per senzatetto progettata da Stefano Boeri (Milano Fuorisalone 2022) e che ne dimostra l’uso nelle foto in serie prevede un tettuccio e braccioli poggia-testa. E’ un’idea di ‘inclusività’ come si usa dire oggi più che un vero e proprio modulo da realizzare nella pratica. Quando vedo cose così penso a Gio Ponti, a quel suo dattiloscritto e ai suoi contenuti che titolava ‘amate l’architettura’

giorgio strehler chi è

Ci sono alcuni che si infastidiscono da chi non conosce o almeno non ha nemmeno sentito parlarne (ma poi da chi?) del regista teatrale Giorgio Strehler e sarebbe da chiedersi se vale lo stesso per l’artista tedesco Joseph Beuys che ha in comune con il ‘nostro’ l’anno di nascita e l’aver fatto la guerra ma dalla parte sbagliata, quella davvero sbagliata. Comunque quest’ultimo fra le tante cose fatte, moltissime in Italia, e teorizzate, si lasciò andare chissà probabilmente era lo ‘spirito dei tempi’ comunque assolutamente coerente con la sue attività - si può oggi considerarlo il ‘padre’ del cosiddetto ‘Artivismo’ degli artisti contemporanei - insomma, ha detto “siamo tutti artisti” che fa una certa differenza con i “quindici minuti di celebrità” predetti da Andy Warhol - di pochi anni più giovane dei due citati e figlio di immigrati di quella guerra, forse polacchi o slovacchi o persino ucraini, negli Stati Uniti col cognome originario di Warhola - che anticipava sì l’era dell’immagi

la leggenda del pontormo

“Pontormo o la leggenda di Pontormo?” dice Mario Luzi in un ritratto dell’artista da vecchio che approfondisce gli ultimi due anni di vita del pittore accuratamente annotati in un diario si può dire ‘minimalista’, poche righe al giorno su diete alimentari, problemi di salute e i lenti progressi sul lavoro visto che sono otto anni che lavora in una chiesa ad un ‘Giudizio Universale’, abbattuto nel ‘700, committenti la famiglia dei Medici, opera stupefacente che completò il suo allievo Bronzino. Arnold Hauser nella consigliatissima “Storia sociale dell’arte” che ai tempi del liceo artistico era da leggersi in parallelo con il libro di testo ‘ufficiale’ ovvero la "Storia dell’Arte Italiana" - nei vari volumi a salire a seconda dell’anno scolastico - di Giulio Carlo Argan (per chi non lo sapesse o ricordasse è stato anche sindaco di Roma) poco si sofferma sui singoli artisti ma a proposito di Pontormo dice che “soffre di gravi depressioni e con gli anni diventa sempre più misantr

dieci libri per me

Tempo fa, su richiesta, ho fatto un elenco di dieci (10) libri diciamo indispensabili. Rileggendola oggi, adesso, mi pare ancora perfetta - per me intendo - non ne cambierei nemmeno uno: in ordine casuale così come elencati due sono artisti italiani e sorprendenti uno concettuale l’altro manierista, almeno tre sono dei pilastri - è il caso di dire - per amare l’architettura, ce n’è uno che va oltre la semplice autobiografia e che ho riletto molte volte sul cinema e il teatro (visto perfino suoi spettacoli al Teatro Argentina), due scrittori inarrivabili spesso contraddittori uno legato all’adolescenza con avventurose reincarnazioni l’altro alla maggiore età (per l'argomento, l'anti-semitismo, credo ancora di difficile reperimento e lo sarà fino alla scadenza dei diritti d’autore), e poi due basilari ovvero una mappa sulla sconfinata mitologia greca e le quattro bellissime traduzioni ciascuna per scrittore della vita di Gesù. Ho dato un’occhiata e ci sono ancora tutti. 10 libri

doctor strange nel multiverso

Nell’ultimo film della Marvel con il Dottor Strange/Benedict Cumberbatch che finito il decennio dell’Infinity War ha già iniziato il successivo quello del Multiverso, Sam Raimi - regista che torna ai super-eroi dopo la bella trilogia di Spider-Man post 11 settembre quella con Tobey Maguire/Kirsten Dunst - e il musicista Danny Elfman inventano una inedita e spettacolare battaglia sonora a colpi di note e strumenti musicali che risponde con leggerezza - alla Italo Calvino - ad un momento drammatico del film. Dalla battaglia musicale mi è venuto in mente Alex il personaggio di Anthony Burgess in ‘Arancia meccanica’ che in piena notte a casa dei genitori e nella sua stanza ascolta ad altissimo volume - prima di Mozart e poi Bach - un nuovo concerto per violino dell’americano Geoffrey Plautus, eseguito da Odysseus Choerilos con la Filarmonica di Macon: “I tromboni hanno scricchiolato rossastri e dorati sotto il letto, e dietro al mio gulliver (in gergo la testa) le trombe hanno fiammeggiato

novecento in sintesi

Per mia esperienza - che è un dato per niente attendibile - ho notato che di pittura - oddio passando ad altro e in parallelo molti giornalisti sportivi professionisti titolano medaglie d’oro di nuoto dorso scambiandole con la rana mentre i più, che dovrebbero sapere di calcio peggio ancora, non vanno oltre il rozzo tifo della propria squadra - quindi, dicevo, di arte poco si è studiato quindi poco si sa - figuriamoci poi gli oggetti non tangibili come le regie teatrali di Giorgio Strehler - ma soprattutto i gusti sono gusti, e qui ci si dovrebbe fermare ma, continuando invece, al massimo si arriva a Caravaggio anche se non si sa bene come collocarlo oltre la vaga biografia da maledetto, da adulti si passa direttamente a un’estatica ammirazione per qualche impressionista francese poi qualcosina su Van Gogh ringraziando film anche recenti poi le magliette a righe del comunque inarrivabile Picasso, fino ad arrivare ai contemporanei intesi come simultaneità di vita cioè l’amore incondizio

concetto spaziale

Quando vedo le pieghe nei fondali in pvc mi viene in mente Lucio Fontana e il suo taglierino che poi sarebbe la brutale realtà il vecchio concetto che l’arte è illusione e quello che hai sempre visto su una tela non era che puro inganno. Lucio Fontana - Concetto spaziale (Attese), 1960

il racconto d'inverno

Sto lavorando su un testo dove c’è l’unico artista nominato nelle opere, in tutte le opere, di William Shakespeare - deve, dicono, averne visto a Londra delle illustrazioni nei libri di Pietro Aretino - è Giulio Romano anche architetto e oggi si potrebbe aggiungere ‘designer’ visti i suoi progetti di arte applicata tipo decorazioni per residenze ed oggetti di uso quotidiano, soprattutto pittore - effettivamente nato a Roma entro l’ultima decade del ‘400 - allievo e collaboratore di Raffaello Sanzio perfino continuatore di opere del maestro, davvero un maestro, prematuramente scomparso. Però. Della generazione seguente quindi spesso insofferente ad alcune ‘rigidità’ del Rinascimento seppure nella fase finale detta ‘matura’ e che, anche attraverso il Michelangelo pittore della Sistina, modifica corpi e prospettive oltre i colori decisamente più brillanti, e infatti Shakespeare deve essere stato attratto dalle immagini di, in english, Julio Romano, figure che come vuole la Maniera sono al

la tentazione

Pegno di una scommessa persa questo è il decimo - ed ultimo - ‘post’ e non rivelerò né il motivo, della scommessa, quantomeno il tema, dei post, ma che mi porterà, insieme agli altri nove porteranno, definitivamente alla santità che prima pensavo di avere solo nel nome (di battesimo). Allora il luogo è sempre a due passi dal liceo artistico/accademia di belle arti, dove c’è un pittore fra i ‘caravaggeschi’ - che non significa imitatori, anzi, in maggioranza sono originali e innovativi basti pensare ai Gentileschi Orazio e Artemisia dall’eleganza raffinata il padre invece del drammatico realismo della figlia - probabilmente sconosciuto ai più il francese Simon Vouet, uno dei tanti francesi anzi tantissimi in quel periodo insieme a spagnoli e fiamminghi/olandesi, uno che il Barocco italiano se lo porta in Francia dopo anni di lavoro a Roma. Come Caravaggio preferisce che il nudo sia maschile così come Artemisia lo preferiva femminile, a san Lorenzo in Lucina è incredibile e inedito come

la carta da spolvero

Dello stesso autore di ‘Brama di vivere’/‘Lust for life’ biografia di Vincent van Gogh anche questa con versione cinematografica, ho visto recentemente un film del 1965 con budget importante forse non particolarmente riuscito, ‘Il tormento e l’estasi’/‘The agony and the ecstasy’, romanzo di successo negli Stati Uniti, su Michelangelo Buonarroti cui il papa Giulio II commissiona di dipingere la Cappella Sistina, allora un brutto edificio da rimodernare e quindi rilanciare per mancanza di fondi piuttosto che abbattere e ricostruire come consigliava l’architetto Bramante, che descrive la fatica anche per uno come lui obbligato oltretutto alla pittura piuttosto che alle più congeniali scultura e architettura. Tutto questo per arrivare ai tempi del liceo artistico, a Giulio Turcato insegnante di “figura disegnata” cui chiesi perché usavamo questa carta di colore giallino con una certa grammatura e sul lato impiegato per i disegni a matita perfino un po’ ruvida, che acquistavamo in fogli tag

estasi (II)

Quelle rare volte che vado al MAXXI bellissimo edificio sulle vecchie caserme progettato dall’architetto, bravissima, Zaha Hadid dove purtroppo non c’è mai niente da vedere se non il museo in se stesso, coincidono sempre con una partita della A.S. Roma coincidente stavolta anche questa tra l’ultima gara in casa di campionato e la ‘Notte dei Musei’. Premessa per arrivare a Guido Reni la via del museo che a lui è dedicata, uno che a Roma ha lavorato sodo, tra maniera e barocco, e che nel suo, si può dire ‘background’? ha Raffaello passato anche attraverso gli occhi di Annibale Carracci (bolognese come lui) contemporanei, entrambi, di Michelangelo Merisi milanese ma detto Caravaggio per l’origine dei suoi genitori. Ecco a san Luigi dei Francesi c’è una meravigliosa copia, quindi una ‘cover’ di quasi un secolo dopo, di un’altra ‘Estasi’ quella di santa Cecilia di Raffaello che invece è a Bologna dove la santa, patrona di musica strumenti e cantanti è l’unica, al centro di un girotondo, a p

estasi (I)

Qualche giorno fa la mattina del montaggio in teatro mi sono annotato che lungo il percorso c’era da rivedere ben 2 “Estasi” metà ‘600 fortunatamente in ordine cronologico di Francesco Bernini: la prima è quella di santa Teresa alla fine di Via XX Settembre dove la luce verticale illumina l’oro alle spalle del blocco in marmo con l’angelo malizioso e sorridente che partecipa ai brividi della donna, entrambi attori osservati dal palchetto (vero teatro con spettatori) dai ritratti scolpiti della famiglia committente mentre l’altra è una beata, ancora più fremente, sì ancora di più, a San Francesco a Ripa, cappella in fondo a sinistra, dove il blocco in marmo con cuscini e materassi è inserito in un drappeggio di altra pietra, al quarzo rosso. Altro che PornHub.