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Visualizzazione dei post da 2022

stone love

  Ogni sanpietrino ha il suo cuore. stone love, 2014

le informazioni di vincent

È una sera che il fiore mi pesa E le stelle mantengono i loro segreti Più freddamente che mai Guardo le mie povere cose sono alcune delle “Informazioni di Vincent” che Francesco De Gregori, dal suo omonimo album del 1974 da lui stesso definito come «il disco più brutto che ho fatto» (quello con l’agnello in copertina), canzone scritta subito dopo aver tradotto in italiano ‘Vincent’ (Starry, Starry Night) di Don McLean dove la notte stellata è ovviamente un noto quadro del pittore olandese. La stanza di Van Gogh ad Arles ricostruita per un AirBnb a Chicago, 2016

la velocità (II)

Vincent Van Gogh va velocissimo e in Provenza, ad Arles, proveniente prima dalla campagna olandese e poi da Parigi, nel settembre del 1888, all’improvviso, ha un’illuminazione: il colore puro. Scrive a Theo, il fratello: «per arrivare a questo giallo stridente che ho raggiunto quest’estate ho avuto bisogno di un po’ d’esaltazione» . E’ anche il periodo della impossibile convivenza con Paul Gauguin e del tentativo di aggressione che si trasforma in autolesionismo. «Ora riuscirò a fondere quegli ori e quei toni di fiori, il primo venuto non riesce a farlo, ci vuole tutta l’energia di un individuo» . Segue l’alternanza di depressioni e fasi euforiche, in due mesi 80 opere, una al giorno. Il resto della storia è noto, non c’è il lieto fine. E non andrà meglio neppure a Gauguin. Paul Gauguin - The Painter of Sunflowers (Portrait of Vincent van Gogh), 1888

io è un altro

Arthur Rimbaud nel 1871, a 17 anni, in una nota lettera al suo insegnante scrive - cosa comunque ripetuta in altri contesti nello stesso periodo - ‘Je est un autre’ che è - sì va bene - la poetica di Una stagione all’inferno e delle Illuminazioni ma è quello che mi è venuto in mente a proposito di me rileggendo ora lo stesso libro, sottolineato a matita blu o rossa perfino a penna, ingiallito e con mille ‘orecchie’ che sfogliavo e leggevo veloce ai tempi del liceo artistico quindi anch’io a 17 anni e ora, invece, mi impantano. Io è un altro. Se l'ottone si desta tromba, non è certo per colpa sua , sarebbe la frase completa. Speriamo non un trombone. In copertina: Eugène Delacroix - Donna dal pappagallo, 1827

il predestinato

Chi segue le vicende calcistiche è ormai abituato al termine ‘predestinato’ riferito al giovane calciatore di talento ormai prossimo alla 'consacrazione' definitiva un po’ quello che doveva accadere a Francesco Mazzola - cognome che ricorda appunto il football, padre o figlio, il Grande Torino o l’Inter di Herrera - detto Parmigianino per provenienza e per fisico minuto, gentile nei modi e bello di aspetto. Influenzato per vicinanza geografica, tanto da rendere perfino difficile l’attribuzione di opere, da Antonio Allegri detto Correggio, di una generazione precedente, intriso della triade del Rinascimento ovvero - per farla breve - la grazia di Raffaello il volume di Michelangelo lo sfumato di Leonardo. Durante l’allestimento de ‘La tragedia spagnola’ di Thomas Kyd regia di Cristina Pezzoli avevamo libero accesso alla Rocca di Fontanellato che contiene gli affreschi delle 'Storie di Atteone e Diana' e ho davvero ‘toccato con mano’ le figure ‘raffaellite’ allungate come

la vita spericolata

La ‘vita spericolata’ di Michelangelo Merisi milanese ma detto Caravaggio dalla provenienza dei suoi genitori, è riportata in innumerevoli biografie mentre alcune testimonianze del periodo lo descrivono ’negro’ di capelli come le folte sopracciglia e gli occhi ‘incaverniti’. In uno dei suoi dipinti c’è perfino un doppio autoritratto come Davide con il suo bel viso da giovane che ha in mano la testa di Golia dal disperato aspetto attuale. Un autorevole critico lo accumuna a Pier Paolo Pasolini sia per l’utilizzo di ‘ragazzi di vita’ nelle sue opere - gli stessi facilmente riconoscibili in più quadri - una vera e propria ‘poetica’ (*) che per la sua tragica fine a Porto Ercole in un contesto molto simile a quello dell’idroscalo di Ostia. Pare gli piacesse molto il vino bianco quello un po’ ‘asprigno’ dei castelli romani il resto si sa osteria omicidio e fuga. Però il ‘confronto’ con Benvenuto Cellini che annovera risse epocali, vari omicidi, condanne per sodomia, fughe di prigione, senz

la velocità (I)

La velocità è quasi sempre un pregio e quella di esecuzione è stata una importante virtù per gran parte degli artisti dal Rinascimento al Barocco Maniera compresa, dopotutto hanno dovuto creare una ’tradizione’ che non esisteva perché si conoscevano solo i nomi degli architetti e degli scultori - e non i pittori - dell’Arte Classica greca e romana, tant’è che già da molto prima ancora - Giotto compreso - si intendevano soprattutto di architettura altri anche di scultura. Caravaggio ad esempio raramente faceva il disegno preliminare andava ‘di getto’ sulla tela che aveva una preparazione addirittura in ‘una fase’ ovvero un’imprimitura colorata di scuro che favoriva le trasparenze e i colori brillanti come il rosso, lavorava sulla sovrapposizione delle figure eseguite una sull’altra prima con una 'terra d’ombra' quindi l’abbozzo a 'tinta piatta' infine la 'stesura finale' e poi, ovviamente, c’era la luce del giorno perlopiù aiutata da quella artificiale tipo torce

il braghettone

Un post 'censurato' ad un amico su Fb mi ha portato a ricordare chissà perché Daniele Ricciarelli detto Daniele da Volterra detto - infine - il Braghettone pittore di grande talento e anche scultore, pure collaboratore di Michelangelo Buonarroti, perfino un noto critico d’arte annota che "ha dedicato la vita a Michelangelo e a intenderne la spiritualità come mistico dialogo con Dio attraverso le forme” ma l’ironia della sorte - è il caso di dire - lo ha portato ad essere quello che ha messo le ‘braghe’ ai corpi ignudi del 'Giudizio Universale' della Cappella Sistina. Daniele da Volterra - Busto di Michelangelo Buonarroti, 1560 (circa)

selfie (III)

E’ impossibile per qualunque tipo di ‘evento’ che non si verifichi una cosa di questo genere, un muro di braccia con il telefono in mano. Nessuno vuole più fare lo ‘spettatore’ - leggo da più parti - bensì il ‘testimone’ che pare sia assumere una posizione più ‘attiva’ e poi l’immagine riprodotta trasferita sui ‘social’ che - dicono - prende il significato di ‘io c’ero’/‘io sono qui’. Nel passaggio del carro funebre ad Edimburgo qualche giorno fa, è andata così, qualcuno ha parlato di rispettoso silenzio altri hanno lamentato l’asssenza di applausi ma le mani sono due e una sembra già impegnata a fare altro.

selfie (II)

Non so se conoscete Cindy Sherman un’artista che si è auto-fotografata da decenni ma non auto-ritratta, per intendersi, come un attore che su un palco recita Shakespeare è il personaggio e non lui stesso, Sarah Thornton di lei dice che è un’antesignana rispetto “all’attuale cultura dei social media, che promuovono l’ossessione della continua auto-rappresentazione” cosa che, aggiungo, ritrovo - almeno nei miei contatti sulle varie piattaforme - appartenere più ostinatamente a fasce di età avanzate rispetto a quelle più giovani. “Quando ti guardo, vedo quello che tu vuoi che io veda” cantano gli Arcade Fire una nota band canadese in ‘Age of Anxiety’ brano di apertura del loro ultimo album che infatti riporta in copertina un occhio, immagine virata dall’arancio al blu direi un ‘orange and teal’ che fa sempre un bell’effetto. Cindy Sherman - Untitled #603, 2019  

la versione migliore

“Il secondo pittore che ha rappresentato una Crocefissione ha rubato l’idea al primo? Fino a Duchamp, gli artisti non erano ossessionati dalle idee. Tutto stava nel fare la versione migliore.” dice un notissimo critico d’arte nonché - come da qualche tempo ormai si usa - ‘curatore’ italiano. Michelangelo Buonarroti interessante esempio di variazioni sul tema sia “per via di levare“ che è la sua tecnica di far uscire fuori dalla materia le figure e sia per le sue travagliate riflessioni di credente, in fondo erano tempi di crisi per la Chiesa e della protesta di Lutero. Le varie ‘Pietà’ sono in tre città diverse Roma, Firenze e Milano e delle versioni chissà qual è la migliore dalla ‘Vaticana’ fine ‘400 che oltre la sconcertante levigatezza del marmo scandalizzò all’epoca la giovanissima età della della madre, una teen ager che si ritrova addosso il corpo morto del figlio adulto a quella ’intermedia’ detta ‘Bandini’ metà ‘500 interrotta quindi incompiuta per la pessima qualità del marm

artist only

“I sacrifici per fare l’artista sono enormi e le ricompense sono spesso piccole e fugaci,” dice un’artista visiva americana “E allora mi chiedo: perché lo facciamo?” . E così in alcune tavole disegnate a mano sul modello di applicazioni come ’Powerpoint’ o ‘Keynote’ per chi usa MacOS e iOS come me, con percentuali e statistiche tratte da interviste e questionari, la risposta che mostra è quella di far parte di una comunità, parlare d’arte, guardare arte, stare in giro con altri artisti. La competizione nasce dopo - dice - quando qualcuno che si conosce, anche lontanamente, fa un passo avanti nel senso di ‘carriera’ e tu fai ‘grrrr’ . Pensavo a questo ieri, dopo la prova di uno spettacolo con una compagnia composta interamente da attori giovani molti dei quali devono terminare il ciclo di studi che hanno intrapreso e ho chiesto a Marco Angelilli, che per la qualità del suo lavoro ha un rapporto più stretto con loro, se hanno oltre alla preparazione che vedo anche quella ‘cattiveria’ -

amare l'architettura (II)

La panchina per senzatetto progettata da Stefano Boeri (Milano Fuorisalone 2022) e che ne dimostra l’uso nelle foto in serie prevede un tettuccio e braccioli poggia-testa. E’ un’idea di ‘inclusività’ come si usa dire oggi più che un vero e proprio modulo da realizzare nella pratica. Quando vedo cose così penso a Gio Ponti, a quel suo dattiloscritto e ai suoi contenuti che titolava ‘amate l’architettura’

giorgio strehler chi è

Ci sono alcuni che si infastidiscono da chi non conosce o almeno non ha nemmeno sentito parlarne (ma poi da chi?) del regista teatrale Giorgio Strehler e sarebbe da chiedersi se vale lo stesso per l’artista tedesco Joseph Beuys che ha in comune con il ‘nostro’ l’anno di nascita e l’aver fatto la guerra ma dalla parte sbagliata, quella davvero sbagliata. Comunque quest’ultimo fra le tante cose fatte, moltissime in Italia, e teorizzate, si lasciò andare chissà probabilmente era lo ‘spirito dei tempi’ comunque assolutamente coerente con la sue attività - si può oggi considerarlo il ‘padre’ del cosiddetto ‘Artivismo’ degli artisti contemporanei - insomma, ha detto “siamo tutti artisti” che fa una certa differenza con i “quindici minuti di celebrità” predetti da Andy Warhol - di pochi anni più giovane dei due citati e figlio di immigrati di quella guerra, forse polacchi o slovacchi o persino ucraini, negli Stati Uniti col cognome originario di Warhola - che anticipava sì l’era dell’immagi

la leggenda del pontormo

“Pontormo o la leggenda di Pontormo?” dice Mario Luzi in un ritratto dell’artista da vecchio che approfondisce gli ultimi due anni di vita del pittore accuratamente annotati in un diario si può dire ‘minimalista’, poche righe al giorno su diete alimentari, problemi di salute e i lenti progressi sul lavoro visto che sono otto anni che lavora in una chiesa ad un ‘Giudizio Universale’, abbattuto nel ‘700, committenti la famiglia dei Medici, opera stupefacente che completò il suo allievo Bronzino. Arnold Hauser nella consigliatissima “Storia sociale dell’arte” che ai tempi del liceo artistico era da leggersi in parallelo con il libro di testo ‘ufficiale’ ovvero la "Storia dell’Arte Italiana" - nei vari volumi a salire a seconda dell’anno scolastico - di Giulio Carlo Argan (per chi non lo sapesse o ricordasse è stato anche sindaco di Roma) poco si sofferma sui singoli artisti ma a proposito di Pontormo dice che “soffre di gravi depressioni e con gli anni diventa sempre più misantr

dieci libri per me

Tempo fa, su richiesta, ho fatto un elenco di dieci (10) libri diciamo indispensabili. Rileggendola oggi, adesso, mi pare ancora perfetta - per me intendo - non ne cambierei nemmeno uno: in ordine casuale così come elencati due sono artisti italiani e sorprendenti uno concettuale l’altro manierista, almeno tre sono dei pilastri - è il caso di dire - per amare l’architettura, ce n’è uno che va oltre la semplice autobiografia e che ho riletto molte volte sul cinema e il teatro (visto perfino suoi spettacoli al Teatro Argentina), due scrittori inarrivabili spesso contraddittori uno legato all’adolescenza con avventurose reincarnazioni l’altro alla maggiore età (per l'argomento, l'anti-semitismo, credo ancora di difficile reperimento e lo sarà fino alla scadenza dei diritti d’autore), e poi due basilari ovvero una mappa sulla sconfinata mitologia greca e le quattro bellissime traduzioni ciascuna per scrittore della vita di Gesù. Ho dato un’occhiata e ci sono ancora tutti. 10 libri

doctor strange nel multiverso

Nell’ultimo film della Marvel con il Dottor Strange/Benedict Cumberbatch che finito il decennio dell’Infinity War ha già iniziato il successivo quello del Multiverso, Sam Raimi - regista che torna ai super-eroi dopo la bella trilogia di Spider-Man post 11 settembre quella con Tobey Maguire/Kirsten Dunst - e il musicista Danny Elfman inventano una inedita e spettacolare battaglia sonora a colpi di note e strumenti musicali che risponde con leggerezza - alla Italo Calvino - ad un momento drammatico del film. Dalla battaglia musicale mi è venuto in mente Alex il personaggio di Anthony Burgess in ‘Arancia meccanica’ che in piena notte a casa dei genitori e nella sua stanza ascolta ad altissimo volume - prima di Mozart e poi Bach - un nuovo concerto per violino dell’americano Geoffrey Plautus, eseguito da Odysseus Choerilos con la Filarmonica di Macon: “I tromboni hanno scricchiolato rossastri e dorati sotto il letto, e dietro al mio gulliver (in gergo la testa) le trombe hanno fiammeggiato

novecento in sintesi

Per mia esperienza - che è un dato per niente attendibile - ho notato che di pittura - oddio passando ad altro e in parallelo molti giornalisti sportivi professionisti titolano medaglie d’oro di nuoto dorso scambiandole con la rana mentre i più, che dovrebbero sapere di calcio peggio ancora, non vanno oltre il rozzo tifo della propria squadra - quindi, dicevo, di arte poco si è studiato quindi poco si sa - figuriamoci poi gli oggetti non tangibili come le regie teatrali di Giorgio Strehler - ma soprattutto i gusti sono gusti, e qui ci si dovrebbe fermare ma, continuando invece, al massimo si arriva a Caravaggio anche se non si sa bene come collocarlo oltre la vaga biografia da maledetto, da adulti si passa direttamente a un’estatica ammirazione per qualche impressionista francese poi qualcosina su Van Gogh ringraziando film anche recenti poi le magliette a righe del comunque inarrivabile Picasso, fino ad arrivare ai contemporanei intesi come simultaneità di vita cioè l’amore incondizio

concetto spaziale

Quando vedo le pieghe nei fondali in pvc mi viene in mente Lucio Fontana e il suo taglierino che poi sarebbe la brutale realtà il vecchio concetto che l’arte è illusione e quello che hai sempre visto su una tela non era che puro inganno. Lucio Fontana - Concetto spaziale (Attese), 1960

il racconto d'inverno

Sto lavorando su un testo dove c’è l’unico artista nominato nelle opere, in tutte le opere, di William Shakespeare - deve, dicono, averne visto a Londra delle illustrazioni nei libri di Pietro Aretino - è Giulio Romano anche architetto e oggi si potrebbe aggiungere ‘designer’ visti i suoi progetti di arte applicata tipo decorazioni per residenze ed oggetti di uso quotidiano, soprattutto pittore - effettivamente nato a Roma entro l’ultima decade del ‘400 - allievo e collaboratore di Raffaello Sanzio perfino continuatore di opere del maestro, davvero un maestro, prematuramente scomparso. Però. Della generazione seguente quindi spesso insofferente ad alcune ‘rigidità’ del Rinascimento seppure nella fase finale detta ‘matura’ e che, anche attraverso il Michelangelo pittore della Sistina, modifica corpi e prospettive oltre i colori decisamente più brillanti, e infatti Shakespeare deve essere stato attratto dalle immagini di, in english, Julio Romano, figure che come vuole la Maniera sono al

la tentazione

Pegno di una scommessa persa questo è il decimo - ed ultimo - ‘post’ e non rivelerò né il motivo, della scommessa, quantomeno il tema, dei post, ma che mi porterà, insieme agli altri nove porteranno, definitivamente alla santità che prima pensavo di avere solo nel nome (di battesimo). Allora il luogo è sempre a due passi dal liceo artistico/accademia di belle arti, dove c’è un pittore fra i ‘caravaggeschi’ - che non significa imitatori, anzi, in maggioranza sono originali e innovativi basti pensare ai Gentileschi Orazio e Artemisia dall’eleganza raffinata il padre invece del drammatico realismo della figlia - probabilmente sconosciuto ai più il francese Simon Vouet, uno dei tanti francesi anzi tantissimi in quel periodo insieme a spagnoli e fiamminghi/olandesi, uno che il Barocco italiano se lo porta in Francia dopo anni di lavoro a Roma. Come Caravaggio preferisce che il nudo sia maschile così come Artemisia lo preferiva femminile, a san Lorenzo in Lucina è incredibile e inedito come

la carta da spolvero

Dello stesso autore di ‘Brama di vivere’/‘Lust for life’ biografia di Vincent van Gogh anche questa con versione cinematografica, ho visto recentemente un film del 1965 con budget importante forse non particolarmente riuscito, ‘Il tormento e l’estasi’/‘The agony and the ecstasy’, romanzo di successo negli Stati Uniti, su Michelangelo Buonarroti cui il papa Giulio II commissiona di dipingere la Cappella Sistina, allora un brutto edificio da rimodernare e quindi rilanciare per mancanza di fondi piuttosto che abbattere e ricostruire come consigliava l’architetto Bramante, che descrive la fatica anche per uno come lui obbligato oltretutto alla pittura piuttosto che alle più congeniali scultura e architettura. Tutto questo per arrivare ai tempi del liceo artistico, a Giulio Turcato insegnante di “figura disegnata” cui chiesi perché usavamo questa carta di colore giallino con una certa grammatura e sul lato impiegato per i disegni a matita perfino un po’ ruvida, che acquistavamo in fogli tag

estasi (II)

Quelle rare volte che vado al MAXXI bellissimo edificio sulle vecchie caserme progettato dall’architetto, bravissima, Zaha Hadid dove purtroppo non c’è mai niente da vedere se non il museo in se stesso, coincidono sempre con una partita della A.S. Roma coincidente stavolta anche questa tra l’ultima gara in casa di campionato e la ‘Notte dei Musei’. Premessa per arrivare a Guido Reni la via del museo che a lui è dedicata, uno che a Roma ha lavorato sodo, tra maniera e barocco, e che nel suo, si può dire ‘background’? ha Raffaello passato anche attraverso gli occhi di Annibale Carracci (bolognese come lui) contemporanei, entrambi, di Michelangelo Merisi milanese ma detto Caravaggio per l’origine dei suoi genitori. Ecco a san Luigi dei Francesi c’è una meravigliosa copia, quindi una ‘cover’ di quasi un secolo dopo, di un’altra ‘Estasi’ quella di santa Cecilia di Raffaello che invece è a Bologna dove la santa, patrona di musica strumenti e cantanti è l’unica, al centro di un girotondo, a p

estasi (I)

Qualche giorno fa la mattina del montaggio in teatro mi sono annotato che lungo il percorso c’era da rivedere ben 2 “Estasi” metà ‘600 fortunatamente in ordine cronologico di Francesco Bernini: la prima è quella di santa Teresa alla fine di Via XX Settembre dove la luce verticale illumina l’oro alle spalle del blocco in marmo con l’angelo malizioso e sorridente che partecipa ai brividi della donna, entrambi attori osservati dal palchetto (vero teatro con spettatori) dai ritratti scolpiti della famiglia committente mentre l’altra è una beata, ancora più fremente, sì ancora di più, a San Francesco a Ripa, cappella in fondo a sinistra, dove il blocco in marmo con cuscini e materassi è inserito in un drappeggio di altra pietra, al quarzo rosso. Altro che PornHub.

due angeli

Succede a tutti almeno una volta nella vita di non essere accettati e infatti la terza grande tela, quella centrale, in san Luigi dei Francesi viene ripetuta una seconda volta quella presente oggi, formato rettangolare, dove l’angelo in alto suggerisce con le dita delle due mani i nomi della complicata genealogia di Gesù ovvero l’inizio del Vangelo di Matteo che nelle altre due enormi tele viene prima scelto dentro una bettola e nell’altra martirizzato. Nella prima versione, formato quadrato, il santo è seduto gambe accavallate e piedi addosso allo spettatore mentre il motivo del rifiuto è che il bellissimo angelo, sembra più una ragazza adolescente che con i suoi, di piedi, non tocca terra, guida alla scrittura un uomo che pare essere un analfabeta. La tela è acquistata da un privato scompare per secoli e riappare a Berlino dove verrà distrutta sotto i pesanti bombardamenti nel 1945 quindi ci resta solo una foto in bianco e nero. Caravaggio - San Matteo e l'angelo, 1602

il cielo

Il cielo notturno è una cupola scura come uno scolapasta però al contrario, dove i fori sono le stelle e la loro luce. Ma chi lo guarda più, oggi, il cielo se non fosse per quello di Giotto (Cappella degli Scrovegni, ormai patrimonio dell’umanità) un blu profondo con l’oro luminoso degli astri a otto punte cioè lo stesso numero, coricato, dell’infinito, e che immediatamente mi porta a quell’omino di Anselm Kiefer, anche lui coricato, sopraffatto dal nero e dai puntini bianchi: immagine primitiva è dire poco, come un   graffito in una grotta del neolitico.

detto il

«detto il» mi ha sempre incuriosito sulle pagine di storia dell’arte soprattutto nel periodo Rinascimento/Barocco, Maniera compresa. A parte quelli decisamente generici dettati dalla provenienza (Caravaggio/Michelangelo Merisi, Veronese/Paolo Caliari, Perugino/Pietro Vannucci), le mie preferenze sono sempre andate ad esempio verso l’aspetto fisico, chissà oggi sarebbe bullismo, come per il minuto Parmigianino/Francesco Mazzola o per il pittore piccolo Pinturicchio/Bernardino Betti al contrario della prestanza di Giorgione/Giorgio Zorzi; per il “rosso” dei capelli e delle pelurie ci sono il Fiorentino/Giovan Battista di Jacopo e il Bronzino/Agnolo di Cosimo di Mariano, invece l’olandese Pieter van Laer a Roma lo chiamano il Bamboccio per la forma rotonda del viso, artista post-caravaggesco che faceva “pittura di genere” o secondo altri umoristiche “scene di vita quotidiana” dette appunto “bambocciate” e “bamboccianti” i suoi seguaci; altri dal mestiere dei genitori: neanche a dirlo per

la primavera

Ormai non c’è azienda che non si faccia carico di qualcosa per tutti noi e qui in ballo c'è nientemeno che la sostenibilità: una di queste che gestisce energia   propone riferimenti visivi ad un noto dipinto conservato agli Uffizi ad opera di altrettanto noto pittore del Rinascimento italiano. Ambientato nel giardino delle Esperidi è un racconto, tra le tante cose, di amore carnale e spirituale: a destra Zefiro in volo con uno skateboard e la ninfa Clori in stato interessante che si trasformerà in Flora; al centro Venere nell’atto di accendere un interruttore e con una simbolica bottiglia riutilizzabile/termica, sopra di lei fra gli alberi Cupido; infine il gruppo delle tre Grazie e a sinistra un assente Mercurio. L’intruso in bicicletta riporta tutto alle piste ciclabili: poteva andare peggio.

via stevenson

E’ sempre un piacere vedere gli studenti di Architettura fare sopralluoghi e documentazione fotografica tra gli edifici, dove peraltro abito, progettati dall’architetto Mario De Renzi e realizzati tra 1931 e il 1937, conosciuti come “Palazzi Federici” e come location del film di Ettore Scola “Una giornata particolare” del 1977. Peccato per il cortile interno utilizzato come parcheggio selvaggio.

la camera chiara

Mi è ricapitato fra le mani “La camera chiara” di Barthes, sottotitolo “nota sulla fotografia” che poi è una elaborazione del lutto della madre partendo da una foto che peraltro non è inserita nel libro e mi è tornata alla mente una foto della mia, di madre, e una volta digitalizzata mi accorgo che era incinta (di mio fratello che sarebbe nato qualche mese più in là, l’anno dopo - io non ero ancora in progetto): quindi è il 1953 e aveva 23 anni. La fotografia analogica è un oggetto, si conserva e invecchia, aveva ragione lui, Roland.

ecce homo

Messo all’asta come opera di un seguace di Ribera (detto lo Spagnoletto) e poi bloccato perché il quadro sembra e probabilmente lo è ma ancora da attribuire. Caravaggio - Ecce Homo, 1605 circa

un bidone al posto del cuore

"Girl with Balloon” (l’autore lo sapete) apparsa sul Waterloo Bridge di Londra nel 2002 e venduta con parziale “auto-distruzione” nel 2018 a poco più di un milione di “verdoni” (ovvero “dollari” per chi non leggeva Paperino) è stata ri-venduta con un prezzo ancora più incredibile nell’ottobre del 2021 a 26 e passa milioni sempre della valuta precedentemente indicata. E ha perfino cambiato nome in “Love is in the Bin” l’amore è nel bidone